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forse altrove gli sarebbe stato difficile di profondarsi tanto nelle scienze, quanto in quello Studio; e non è inverisimile, che procurasse di andarsene colà dove era in quel secolo, per così dire, la sede della dottrina, e dove era fresca la memoria del dottissimo e santissimo Tommaso d’Aquino, di cui parla in più luoghi del suo Poema. Comunque sia di ciò, non ho certamente lumi bastanti per istabilire almeno con sicurezza il tempo preciso di questa sua gita in Parigi, nè delle altre che abbiamo accennate. E per ischiarimento di quello che dice Leonardo Aretino, è da avvertirsi, che Dante, secondo ciò che racconta il Boccaccio, non solamente si rifugiò per alcun tempo nella Lunigiana presso il marchese Malaspina, e presso i Signori della Scala in Verona, ma ancora presso la famiglia Paratico di Brescia1 come pure in Casentino col Conte Salvatico2, e con quei della Faggiuola ne’ monti vicino ad Urbino. Quando tal cosa accadesse, cioè se avanti, o dopo l’anno 1313. in cui morì l’Imperatore Arrigo, io non mi trovo aver tanto in mano da deciderlo sicuramente, non essendo concordi quelli Scrittori, i quali hanno parlato delle avventure del nostro Poeta. Vi è poi costante tradizione, che Dante dopo essersi veduto privo di qualsivoglia speranza di ristabilirsi nella patria, datosi in preda a’ suoi tristi pensieri, si ritirasse a compire il suo Poema nel Monastero dell’Ordine

  1. Rodella dette notizia al Dionisi che Dante fosse presso la famiglia Paratico ed alloggiato nel castello di questo nome. Nella Cronica Tomo IX. della Raccolta di varie operette manoscritte in foglio esistente in Brescia, si legge a carte 40. quanto segue: «Questo Lauteri (di Paratico) seguendo le nobile pedate di maggiori suoi, alloggiò un tempo quel famoso Poeta Adigerio Fiorentino, nel Castello e villa di Paratico, mentre egli fosse dalla Patria sua exule, dove stette un tempo poetando, come da diversi antichi di questa famiglia di Lauteri atempati ho sentito».
  2. Questo è senza fallo quel Conte Guido Salvatico figliuolo del Conte Ruggieri, e nipote del celebre Conte Guido Guerra (di costui parla il Poeta nel XVI. Cant. dell’Infer. vers. 38.) de’ Conti Guidi, mentovato da’ due Ammirati nella Storia de’ Conti Guidi stampata in Firenze nel 1640. in fogl. pag. 60. e seg. il qual Conte Salvatico era Signore del Castello di Prato vecchio nel Casentino, in cui nacque Cristofano Landino, e quivi forse si trattenne il nostro Dante quando stette con detto Conte.