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da quella di Siccone Polentano, ch’egli inserì nel libro IV. della sua inedita opera: De scriptoribus latinae linguae ad Polidorum filium1, e dall’altra di Domenico di maestro Bandino d’Arezzo, ch’è nel libro I. della parte V. del suo: Fons memorabilium Universi2, poco più di quello che i sopracitati scrittori hanno detto se ne può ritrarre da chiunque si voglia prender la pena di consultarle. Non ripongo in questo numero quelle che collocarono Cristoforo Landino letterato insigne, ad Alessandro Vellutello Lucchese avanti

    in foglio racchiude varie notizie sopra la nascita, e morte del medesimo. Jacopo Corbinelli in fine della sua edizione del libro » De vulgari eloquentia» fatta in Parigi l’anno 1577. pubblicò una breve vita di Dante similmente d’incerto scrittore. Nel tomo XII. delle delizie degli eruditi Toscani pubblicate dal Padre Idelfonso da S. Luigi (cap. I.) contenente la storia di Melchiorre di Coppo Stefani (pag. 245. e seg.) vi è una vita di Dante scritta da Filippo di Cino di messer Francesco Rinuccini; alcune imbreviature di instrumenti appartenenti a’ fratelli di lui, che sono curiose; l’elezione del medesimo per affari di S. Gimignano nel 1299.; la condanna dello stesso nel 1302., difesa di Dante per Francesco Filelfo; più sotto pag. 155. supplica dell’Accademia Fiorentina del 1687. per erigere il busto di Dante.

  1. Quest’opera del Polentano, di cui può vedersi una dissertazione di Giovanni Erardo Kappio stampata in Lipsia nel 1733. in 4.° benchè molto difettosa, è divisa in XVIII. libri, e conservasi scritta a penna nella libreria Ambrosiana di Milano, ed altrove. In quella de’ Marchesi Riccardi (scansìa L. ord. I. n.º IV.) ve ne ha un esemplare manoscritto cartaceo in foglio, il quale fa di Pietro Crinito, e poi di Benedetto Varchi, ma è mancante, terminando sul principio del libro VII. Il Mehus nella citata prefazione all’opuscolo del Manetti (pag. XIX. e segg.) trascrisse questa vita come stà nel codice di Milano, e (a pag. XXI.) riferì il principio, ed il fine della medesima, come si legge nella Riccardiana. Nella vita poi del Traversari (pag. CLXXI. e CLXXII.) l’ha riportata intiera sopra lo stesso codice Riccardiano, ed ha meglio fatto conoscere quanto fra loro differiscano i due predetti manoscritti. Lo che aveva già avvertito, e nella prefazione suddetta, e a pag. 141. della mentovata vita di Frate Ambrogio.
  2. Di costui, e della citata opera che in tre grossi volumi in foglio distribuita trovasi tra i manoscritti dell’Opera del Duomo di Firenze parla lungamente lo stesso abate Mehus nella vita suddetta (pag. CXXIX. e seg.) ed a pag. CLXVIII. e seg. riporta quanto vi si legge sopra il nostro Poeta.