Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
di dante alighieri. | 131 |
§. XIV.
Di ciò che successe a Dante Allighieri dal tempo in cui
mancò di vita l’Imperatore Arrigo VII. fino alla sua morte.
Giovanni Boccaccio narra, che disperatosi Dante per la morte impensatamente succeduta dell’Imperatore Arrigo «senza andare di suo ritorno più avanti cercando, passate le alpi d’Appennino, se ne andò in Romagna» là dove l’ultimo suo dì, che alle sue lunghe fatiche doveva por fine, lo aspettava1. Ma Leonardo Aretino che da vero Storico scrisse la Vita del nostro Poeta, più esattamente ciò che ad esso successe in questo tempo racconta, dicendo che dopo l’accennato successo «povero assai trapassò il resto di sua vita, dimorando in varj luoghi per Lombardia2, per Toscana, e per Romagna, sotto il sussidio di varj Signori, per in fino che finalmente si ridusse a Ravenna, dove finì sua vita». Non è facil cosa il rintracciare i viaggi, che per diverse parti fece Dante, e molti ne accennano gli Scrittori, dei quali non si può sicuramente sapere il tempo. Il celebre Voltaire scrive nella sua lettera sopra Dante3 che egli se ne andò a Federigo di Aragona fratello di Giacomo Re di Sicilia, e pare che pensi ciò essere stato doppo che Dante vedde svanite le speranze che aveva concepite sopra Arrigo; ma di ciò non mi è noto qual buon riscontro vi sia4. Il nostro cronista Giovanni Villa-
- ↑ Giovanni Boccaccio, Vita di Dante.
- ↑ In questa occasione avvenne forse che Dante con sommo onore fosse ricevuto in Reggio nella propria casa da Guido Roberti da Castello Poeta, detto il semplice Lombardo, per testimonianza di Benvenuto da Imola nel comento al canto XVI. del Purg. vers. 125. Antiqu. ital. vol. 1. pag. 1207.
- ↑ Vol. V. delle sue opere edizione di Ginevra pag. 202.
- ↑ Voltaire in questa lettera scrive anco in modo che sembra burlarsi di noi per la stima grande che facciamo dell’Allighieri, e cade in altri sbagli, che ora non rivelerò, perchè altrove ha parlato più seriamente della reputazione del nostro Poeta. È da vedersi una lettera di Giuseppe Torelli Veronese al Marchese Maurizio