dine de’ Servi nel Marzo del 1303.1, computando gli anni dal giorno dell’Incarnazione del Verbo, e fu ricevuto con indicibil consolazione. Conobbe ben presto il Cardinale, come osserva il dotto Scrittore della sua Vita2, che a’ Nobili non piaceva che ritornassero i Bianchi alla loro Patria, ma che ciò al Popolo era incominciato ad esser cosa desiderabile, perchè vedeva che, dovendo essere continue le gare dei Bianchi e Neri, se quelli fossero stati nella città, fra loro sarebbero durate le contese, ed il Popolo sarebbe lasciato vivere in pace; se poi stavano i Bianchi di fuori, l’armi che avevano in mano, venivano ad esser non meno contro a’ Neri, che contro al Popolo stesso; perciò con grande applicazione si pose a favorire il governo popolare, e con questo mezzo si conciliò grandemente l’animo della Plebe. Scrive Giovanni Villani3, e Dino Compagni4, che egli era di natura Ghibellino, e per questo i Bianchi si rallegrarono molto della sua venuta, e forse ancora si adoperarono presso il Pontefice, acciò lo mandasse Paciario in Toscana5. Comunque sia di ciò, egli è certo, che il Cardinale procurava di rimettere i Bianchi in Firenze o per i suoi fini particolari6, o veramente per rendere la desiderata pace ad una Repubblica che tanto si era dimostrata parziale per i Pontefici. Questa buona intenzione di Niccolò dispiacque molto ai Capi della parte Nera, onde non potendo con la forza impedire l’esecuzione de’ suoi pensieri, si volsero agl’inganni, e fecero a tutti credere, che egli teneva stretta intelligenza con i Fuorusciti7;
- ↑ Bandini loc. cit. pag. 14.
- ↑ Il mentovato Bandini pag. 15.
- ↑ Lib. VIII. cap. 69.
- ↑ Lib. 3. pag. 56.
- ↑ Lo dice Dino Compagni autore contemporaneo op. cit. pag. 56. e 58.
- ↑ Se egli era Ghibellino, e se da quelli del suo partito era stata sollecitata la sua legazione, come dicono gli Storici, doveva desiderare di rimettere i Bianchi in Firenze per adempire le loro brame.
- ↑ Ved. Giovanni Villani lib. 8 cap. 69. il quale racconta come fu contraffatta una Lettera per far credere che il Cardinale aveva fatto venire di Romagna i Ghibellini per rientrare in Firenze con le armi in mano.