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di dante alighieri. | 105 |
officio egli condannava all’esilio, e in ottomila lire di pena Dante Alighieri del Sesto di S. Pier maggiore con messere Palmiero degli Altoviti del Sesto di Borgo1, Lippo Becchi del Sesto di Oltrarno, e Orlanduccio Orlandi del Sesto di Porta del Duomo2, per avere i due primi, mentre erano Priori, contraddetto alla venuta di Carlo di Valois, e per avere commesse delle baratterie3 contro alle leggi. Di questa condanna fa ancora menzione Dino Compagni, là dove nella sua Storia4 annovera coloro, i quali furono scacciati dalla Patria, come aderenti alla fazione bianca. Egli per altro la pone nel mese d’aprile di detto anno, quando noi siamo assicurati per altra parte, che ella era stata data tre mesi avanti5. Questa sentenza venne poi confermata con altra del
- ↑ Egli era stato uno dei Priori, quando i Neri fecero la raunata in S. Trinita, e fortemente riprese quei che avevano ad essa cooperato; Dino Comapgni lib. 1. pag. 24. Probabilmente questo fu il suo delitto, per cui venne punito. Aveva già congiurato contro Giano della Bella Compagni ivi pag. 13.
- ↑ È nominato ancora da Dino Compagni lib. 2. pag. 48 fra gli altri esiliati con Dante. Nella sentenza è detto Orlandinum Orlandi.
- ↑ È quel traffico che si faceva vendendo la giustizia per denaro, o guadagnando illecitamente sopra gli stipendi del Comune.
- ↑ Lib. 2. pag. 48.
- ↑ In effetto la mentovata condanna, secondo che leggasi in uno spoglio di Vincenzo Borghini esistente nella Magliabechiana Cod. 43. clas. XXV. pag. 49. è del dì 27. Gennajo 1302. E si legge stampata nelle Delizie degli Eruditi Toscani, tomo X. cart. 94. tra le altre condanne fatte da Cante Gabbrielli Potestà di Firenze.
MCCCII. XXVII. Januarii
Dom. Palmerium de Altovitis de Sextu Burghi
Dantem Allagherii de Sextu S. Petri majoris
Lippum Becchi de Sextu Ultrarni
Orlandinum Orlandi de Sextu Porte Domusaccusati dalla fama pubblica, e procede ex officio ut supra deprimis, e non viene a particolari, se non che nel Priorato contraddissono la venuta Domini Caroli, e mette, che fecerunt barattarias, et acce-
altro che Fontanini nel lib. 2 della sua Eloquenza Italiana cap. 13. abbia confuso tutto il fatto, dicendo che nel 1300. Dante era Ambasciatore al Pontefice ec. Dino Compagni nella sua storia lib. 3. pag. 48. Ediz. del Manni dice, che quando fu esiliato allora era ambasciatore del Pontefice.