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inviò per la parte di Siena a Firenze. Fermatosi Carlo nella detta città di Siena spedì alla nostra Repubblica alcuni Ambasciadori, e fra questi un messer Guglielmo «cherico, uomo disleale e cattivo, quantunque in apparenza paresse buono e benigno»1 per intendere se aderiva che venisse per Paciario in Toscana. Dopo una lunga consulta fu risoluto di sì2, e per onorare maggiormente la venuta di Carlo, la Signoria gli mandò incontro Ambasciadori commettendo ai medesimi, che procurassero di ottenere una capitolazione, in virtù della quale egli si obbligasse «che non acquisterebbe contro a noi niuna giurisdizione, nè occuperebbe niun’onore della città, nè per titolo d’impero, nè per altra cagione, nè le leggi della città muterebbe, nè l’uso»3; lo che fu fatto. Stabilite in questa forma le cose, Carlo entrò in Firenze in giorno di domenica il dì 4. novembre 13014 con 1200. cavalli al suo comando, ed andò a smontare nelle case dei Frescobaldi di là d’Arno; le quali non erano ancora rinchiuse nel terzo cerchio della città5. Quali scompigli, e quali revoluzioni accades-

    Papa da’ Neri erano stati depositati 70000. fiorini pel soldo suo, e de’ suoi Cavalieri; e pag. 33. che per trarlo di Siena, ed affrettare la sua venuta in Firenze gli furono donati 17000. fiorini.

  1. Dino loc. cit. pag. 31.
  2. Tutti accordarono che fosse lasciato entrare Carlo in Toscana fuori che i fornai, i quali preveddero, che egli veniva per distruggere la città. Dino loc. cit. pag. 22.
  3. Dino ivi pag. 32.
  4. Lo assicura il Compagni pag. 34. onde non si sa perchè il Muratori all’anno 1301. dica che Carlo entrò in Firenze il giorno di Ognissanti; tanto più che Dino racconta pag 32. che era stata presa la precauzione di non lasciarlo venire in quel giorno «perchè il popolo minuto in tal dì facea festa con i vini nuovi, e assai scandali potrebbono incorrere».
  5. Il terzo Cerchio delle mura, benché s’incominciasse nel 1283. (Villani lib. 7. cap 98. e gli Annali di Simone della Tosa) pure non era principiato di là d’Arno alla venuta di Carlo, il quale pensò appunto di smontare in quel luogo, perchè era sicuro, vale a dire perchè non poteva esser rinserrato nella città. Di ciò ne abbiamo sufficienti prove nell’operetta del Sig. Domenico Manni sopra le mura di Firenze.