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di dante alighieri. 93


§. IX.

Delle Ambascerie di Dante.

I fatti degli uomini illustri restano molte volte nascosti alla posterità, perchè coloro i quali doveano di essi lasciare nei loro scritti la memoria, non si crederono che tanto noi dovessimo desiderare di essere informati delle più minute cose ai medesimi appartenenti1. Perciò poco possiamo ridire delle ambascerie, le quali Dante sostenne, essendoci state appena indicate dagli Scrittori, benchè queste fossero nè poche di numero, nè di poca importanza. Giovan Mario Filelfo2 è il solo che di esse parli con qualche precisione, ed a me non è riuscito di poterne per altra parte sapere di più. «Quatuor ac decem» dice egli «legationibus est in Rep. sua functus: ad Sanenses pro finibus, quos suo nutu composuit: ad Perusinos pro civibus quibusdam Perusii detentis, quos secum reduxit Florentiam: ad Venetorum Rempublicam pro jungendo foedere, quod effecit ut voluit: ad Regem Parthenopaeum cum muneribus contrahendae amicitiae gratia, quam contraxit indelebilem: ad Estensem Marchionem in nuptiis, a quo praepositus est Legatis reliquis: ad Genuenses pro finibus, quos composuit optime; ad Regem Parthenopaeum rursus pro liberatione Vanni Barducci, quem erat ultimo affecturus supplicio. Liberavit autem Dantis Oratio egregia illa, qua sic incipit: Nihil est, quo sis, Rex optime, conformior Creatori cunctorum, et Regni tui largitori, quam misericordia, et pietas, et afflictorum commiseratio etc. Ad Bonifacium Pontificem Maximum quarto fuit Orator, semperque impetravit, quae voluit,

  1. Le minime circostanze della vita degli uomini grandi, siccome avverte un’illustre letterato, servono a darci un’idea compita del loro carattere, e a giustificare la stima, che la posterità ha concepita in loro favore.
  2. Nella Vita di Dante manoscritta.