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DKL CAV. DI S. QUINTINO 289

scritture adoper.ite in antico dagli Egiziani; o, non ayendole for^e ben ponderate, non ne fosse ancora inlierainente conviiito, io potrci con ragione invilarlo a rinnovare il confronto die ho fatio io stesso delle due mentovate iscrizioni, ed a trarne in buona fede le consegucnze clie neccssariamente nc derivano.

Ma anchc dall’ esame dei due manuscrilli ieratici sopra paplro, i quali, come notai da principio, furoiio trovati fra le fasce esteriori di (piel cadavcre inibalsamalo, si possono cavare nuovi argomenti d’ evidenza in favoi-e delle sopraddette dottrine, se pure ne abbisognano ancora. Tulii sanno ormai come la lingua ieratica o sacerdotale, in cpianio al valore de’ vocabali ed alle lore inflessioni, non e punto diversa dalla lingua sacra: ma che diireriscc raoltisslmo da quclla per la forma e (jualita de’ suoi caratteri piii corsivi, nieno figurali e simbolici de’ geroglifici. La conoscenza del loro alfabelo e deriyata dalla scoperta dell’ alfabeto geroglifico; siccome siamo dcbltori di (piesto ai paragoni che si sono potuti fare sul cippo di Roseita fra le iscrizioni egiziane di esso ed il teslo greco ioro corrispondcnte. Ora cgli e appunto con nuovi e successivi confronli che noi dobbiamo giustiGcare sempre piii la verita e I’esattezza de’risultamenli che già si sono ottenuli, ed e queslo appunto Io scopo delle presenli mie osservazioni, ed il vantaggio che se ne puo trarre.

Se dunque in que’ monumenti ieratici, che, al pari di lutti gli altri papiri sepolcrali, non debbono contenere altra cosa fuorche lodi od invocazioni alle divinila tutclarl dei defunti, noi leggeremo ancora, col mezzo dell’ alfabeto sacerdotale, il nomc medcsimo di Petemenofi cou altri suoi particolari, quali gii li abbiamo trovati nelle epigrafi dianzi esaminate, io bramerei sapere come si poIranno ancora muoverc dubbi ragionevoli sulla sincerita di un sistema gi^ cimentalo con tante prove, ed ora nuovamente confermato dal triplice accordo di queste nostre scritture.

Io leggo di fatto, fin dal primo verso di que’ due papiri, somigllaati fra loro ma uoa identici, le medesime pargle che abbiamo