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del cav. di s. quintino 277


Capitolo II.

Iscrizioni egiziane della mummia di Peteménofi.


Non tutte le cose che si sono dette intorno ai greci epitafi i quali si trovano qualche volta sulle mummie d’Egitto, possono egualmente convenire alle scritture egiziane tanto geroglifiche come sacerdotali, che si vedono, non solo sulle mentovate casse di forma quadrala, ma generalmente su tutte le mummie d’ogni eta, sulle lapidi sepolcrali {l), e sulla maggior parte de’ manuscritti che in quelle inuminic si trovano talvolta rinchiusi. Perclie queste leggeude, dettate unicamente da spirilo di religione e di pieta verso gli estinti, non erano altra cosa se non che lodi, od invocazioni rivolte agli dci tulelari di essi, ovvero misteriose esposizioni di cio che la relinione insegnava intorno alla sorte fulura de’ trapassati. Doveano percio quelle leggende essere necessariamente esposte in lingua nazionale, e con caralteri consacrali dall’uso e dalla religione; ne sarebbe stalo permesso di scriverle in lingua slraniera.

L’origine di queste sacre iscrizioni si perde nell’oscuriti dei tempi; il loro iiso fu universale non solamente in Egitto, ma nella Nubia, nell’Etiopia, e presso lutti i popoli dimoranli nella valle immensa del Nilo; ne ebbero fine se non col trionfo della religione di Cristo, e col finire delle auticliissime superstizioni di quelle nazioni sorelle. E di cio rendono aperta testimonianza i papiri trovati da noi sulle mumuiie contemporanee ai primi Monarchi della diciottesiina dinaslia, non meuo che il sarcofago che serve d’ argomento a queste noslre considerazioni, e gli altri della medesima epoca, trovali, con csso nel medesimo sepolcro, tutti posteriori di venti secoli a que’ manuscritti.

Non dobbiamo quindi aspettarci di ritrovare nella leggenda geroglisica della mummia di Petemenosi, ne sui papiri che le sono uniti, un’iutiera ripetizione o volgarizzamento di cio che si e letlo