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270 | mummia egiziana |
Egitto di segnare la figliazione col solo nome della madre, a cagione probabilmente della poligamia, che, secondo Diodoro di Sicilia, fu pur un tempo permessa presso quel popolo1; e che un tal uso si sia mantenuto costante nelle cose religiose e sepolcrali sino agli ultimi tempi: e se andò pur talvolta soggetto a mutazioni, come si è detto, ei fu negli affari civili, e non dipendenti dalla religione; come accadde per tante altre antichissime costumanze presso quella nazione, o seguendo di buon grado l’esempio degli stranieri suoi dominatori, o sottomettendosi ai loro comandi.
Ma affinchè più facilmente si possa dar giudizio sulle diverse maniere con cui gli Egiziani usarono di manifestare la figliazione de’ defunti nei loro greci epitafi, fra questi io riferirò quì nuovamente que’ pochi che già si conoscono; avvertendo che tutti provengono da un medesimo sepolcro, cioè da quello scoperto dal sig. Lebolo in Gournah, come si è già detto. II loro testo originale gioverà ancora per fare degli utili confronti nella diversa loro maniera di sintassi e di ortografia.
1.º Iscrizione della mummia portata a Parigi dal sig. Cailliaud, illustrata e supplita dal ch. sig. Letronne2.
Πετεμένων ὁ καί Ἀμμώνιος Σωτῆρος ...... ἐτῶν εἴκοσι ἑνός, μηνῶν Δ, καί ἡμερῶν εἴκοσι δύο• ἐτελεύτησε ΙΘ L Τραϊανοῦ τοῦ κυρίου, παϋνὶ Η.
Petemenone, detto anche Ammonio, figlio di Sotero...... visse vent’un anno, quattro mesi e venti due giorni; morì nell’anno decimonono di Traiano il Signore, il giorno ottavo di Payni; cioè ai 2. di giugno dell’anno 116. dell’era cristiana.
Come si è già avvertito questa iscrizione è così mal conservata che, non ostante la somma perspicacia dell’illustratore, rimarrà sempre qualche dubbio nella sua vera lezione.