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del cav. di s. quintino 267

sacra della leggenda già mentovata, come ciascuno potrà vedere nei fac-simili di tutte quelle iscrizioni, delineati con tutta verità e diligenza nelle tavole che vanno unite a questa lezione. Sul vertice poi della curva, che serve di coperchio alla stessa cassa, sta la predetta leggenda in lingua sacra, la quale si stende per tutta la lunghezza dello stesso coperchio in una sola linea poco più larga di tre dita.

L’epigrafe greca e così intatta che non vi manca neppure una lettera; nella leggenda pero, verso la metà, si desiderano tre o quattro geroglifici, che erano già cancellati quando la cassa fu deposta ne’ magazzini di Livorno.

Ora se, non ostante le cose sin qui dette, noi porremo la nostra mummia a confronto colla maggior parte delle antiche opere che si ammirano nelle principali raccolte d’Europa, ella avrà tuttavia vanto di molta antichità, siccome quella che spetta al principio del secolo secondo dell’era volgare. Ma in tal collezione di cose egizie qual è ora la torinese, ove sono tanti i monumenti anteriori al dominio de’ Persiani, al regno di Sesostri, ed alla diciottesima dinastia, diciotto secoli prima della redenzione, questa mummia apparisce cosa quasi moderna; ed e veramente la meno antica che possediamo con certa data. Ed in ciò appunto sta il suo maggior pregio; perchè sono rari assai gli esemplari che ci sono rimasti dello stato infelice delle arti presso gli Egiziani in quegli ultimi loro periodi.

Ma è tempo ormai che scendiamo ai particolari delle suddette iscrizioni. Ed ecco primieramente il testo, e la traduzione dell’epitafio in lingua greca.

ΤΑΦΗ • ΠЄΤЄΜЄΝωΦΙΟС • ΥΙΟΥ
ΠΑΒωΤΟС • ЄΓЄΝΝΗΘΗ • Γ • L • ΑΔΡΙΑΝΟΥ
ΤΟΥ • ΚΥΡΙΟΥ • ΧΟΙΑΚ • ΚΔ • ЄΤЄΛЄΥΤΑ • 
Ζ • L • ЄΠΑΓΟΜЄΝωΝ • ΔωΣΤЄ • ЄΒΙωСЄΝ
ЄΤΗ • Δ • ΜΗΝΑС • Η • ΗΜЄΡΑС • Ι
ЄΥ+ΥΧЄΙ