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264 mummia egiziana

congregazioni; ed alle medesime potevano aver parte tanto gl’indigeni quanto gli stranieri. Tale era, per modo d’esempio, quella dei Colchiti in Tebe, di cui è fatta menzione nel già mentovato grande manuscritto greco di questo reale gabinetto; e tale parimente quella de’ Basilisti, accennata nella lapide scoperta dal sig. Ruppel nell’isola di Bacco presso le Cateratte, ed egregiamente ora illustrata dal ch. sig. Letronne.1

Fra le fasciature del nostro bambino imbalsamato, sul capo e sui piedi, vedonsi due piccoli rotoli schiacciati di papiro, ivi attaccati mediante alcune gocce di un mastice o gomma non molto diversa dalla nostra cera lacca. Contengono questi manuscritti il nome e la figliazione del defunto, colle solite preci agli dei dell’Amente scritte in caratteri ieratici; de’ quali manuscritti avremo fra poco occasione di parlare.

La nostra cassa è pure diversa da quante altre ne ho vedute finora pel modo con cui si può aprire. Essa non s’apre già verso la metà della sua altezza come le altre, ma, tolti alcuni perni, l’intiero corpo della cassa si stacca dal fondo in cui è conficcato, e dove riposa il suo cadavere imbalsamato. Ma siccome troppo lunga e difficile sarebbe stata questa operazione ogni qual volta fosse venuto in pensiero ad alcuno di rivedere quel defunto, perciò si ebbe l’accorgimento di lasciar movibile una delle doghe che formano la convessità del coperchio della cassa medesima, acciò si potesse levare e rimettere a piacimento. Ed affinchè ogni commettitura della cassa col fondo fosse ermeticamente sigillata, e la mummia rimanesse aderente al fondo stesso, fu versato su di questo, in istato di fusione, uno strato di certa sostanza nera, lucida, dura, vetrina, simile alla pece, la quale in parte vi si vede ancora. Io ho cimentata questa sostanza coll’alcool e col fuoco, ed ho riconosciuto non esser ella altra cosa che l’asfalto o pece minerale, conosciuta più comunemente col nome di bitume giudaico,

  1. Recherches pour servir a l’histoire de l’Egypte etc. pag. 345.