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del cav. di s. quintino 249

veramente non differiscono queste gran fatto da tutte quelle che veggonsi scolpite sui monumenti degli altri Faraoni di que’ tempi, e quasi non sono altra cosa che una ripetizione continua del nome dell’eroe quivi figurato, colle solite qualificazioni e titoli onorevoli, già fin d’allora pieni di fasto e d’esagerazione all’uso orientale: noi dobbiamo però tenerle preziose assai, siccome quelle che sono le più antiche che si conoscono con certa data. Ed è cosa mirabile come, e nella forma de’ segni geroglifici di cui sono composte, e nel valore di cssi ossia nelle cose significate, elle non offrano alcuna benchè menoma differenza da quelle che leggiamo in altri simili monumenti scolpiti venti e più secoli dopo. È questa una grande prova dello stato d’invariabile stabilità in cui la religione aveva fissata ogni cosa presso la nazione egiziana.

Ho notato ne’ primi periodi di questa lezione che negli anelli contenenti i segni del nome proprio d’Osimandia, sette volte replicati nelle leggende di questo nostro colosso, il carattere figurativo della divinità con testa aquilina, elemento primario del nome Mandui, vedesi chiaramente che vi è stato cancellato a bella posta a colpi di martello; ora, prima d’inoltrarmi maggiormente, debbo avvertire, che quella figura non si trova solamente così mal ridotta ne’ cerchietti Reali che fanno parte del nome di quel Faraone, ma ancora in altri luoghi della statua, nei quali quel nome non ha luogo: cioè primieramcnte in quella figura di quadrupede martellata che si vede verso la metà della leggenda dell’obelisco minore, dove lo stesso Mandu pare che fosse effigiato, come si e osservato in altri monumenti, sotto la forma di una tigre ornata il capo colle due piume, solito distintivo di quel nume; ed in secondo luogo nella statuetta che si vede ora infranta sull’apice del medesimo obelisco, la quale poteva forse rappresentare la stessa divinità.

Dopo questa osservazione si rende molto probabile che tutte quelle cancellature non sieno già state fatte dai popoli nemici dell’Egitto, cioè dai Pastori, dagli Etiopi o dai Persiani per abolire la memoria di Osimandia, e vendicare in tal guisa le onte