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rintracciare. Egli è probabile che in quella Università, o nel monastero di Sant’Andrea, abbia studiato le lettere umane e divine quel monaco Ghersen nativo de’ contorni di Vercelli che fu l’autor vero dell’aureo libro de imitatione Christi, falsamente attribuito ad altri, e con sì magnifico elogio commentato dal Fontenelle. Pare che la Università durasse ancora verso il fine del secolo decimo quarto, e fors’anche al principio del decimoquinto, di modo che sia venuta a cessare ad un dipresso allorquando ebbe principio quella di Torino.

11. Nel mccccv, a richiesta del Principe di Acaja, Lodovico di Savoja sovrano del Piemonte, fu eretta l’Università di Torino dall’antipapa Benedetto xiii, che nelle nostre contrade era in quel’tempo riguardato come legittimo Pontefice. Dice la bolla, che le lunghe guerre aveano fatto dicadere gli studi in Lombardia, e che alcuni teologi professori di Pavia e di Piacenza aveano offerto al Principe d’Acaja di venir a leggere ne’ suoi stati.

Nel mccccxii la novella Università ottenne dall’Imperadore Sigismondo i soliti privilegi: essa dovea comprendere la teologia, il dritto canonico e civile, la filosofia naturale e morale, la medicina, e le lettere.

14. Amedeo l’ottavo, primo duca di Savoja, sopranominato il Salomone del suo secolo; quello stesso che i Padri di Basilea vollero contrapporre a Papa Eugenio iv, e che colla sua rinunzia finì l’ultimo scisma, e diede a Santa Chiesa la pace non più turbata dappoi; egli fu il primo legislatore dclla Università di Torino: nel mccccxxiv ei ne affidò il governo ad un consiglio composto del capitano del Piemonte (che or diremmo governator generale), e di tre riformatori. Nel suo decreto questo principe dà il nome di figlia all’Università, come fecero i Re di Francia per quella di Parigi; e ancor due secoli e mezzo dopo quel tempo i nostri sovrani chiamarono l’Università di Torino figlia d’un principe grande, che tal era veramente per ogni rispetto Amedeo viii.

In que’ principii l’Università traeva le entrate dalla gabella del