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ed ai luoghi destinati nel teatro per gli Ottimati, tutto ciò in somma che ne rimane è fatto con pietrami calcarei, ed arenari de’ monti vicini.

I muri di quell’edifizio sono esteriormente rivestiti di pietre squadrate non grandi, ma regolarmente collocate, in modo però che di tratto in tratto i loro corsi o piani si vedono interrotti da filari orizzontali di grossi, saldissimi mattoni, larghi once dieci di Piemonte per ogni lato, e grossi once una e mezza.

Sì fatta maniera di edificare vuol essere notata, perchè in Italia fu particolarmente adoperata fra i regni degli Antonini, e quelle del gran Costantino, come in tante altre fabbriche di que’ tempi ho avuto luogo di osservare. Anche le sagome delle cornici rozze anzi che no, e la maniera poco elegante degli ornati convengono a quella età, e manifestano chiaramente la decadenza del buon gusto. Vedi la tav. II. n.° 2. e 3.

Poco distanti da queste ruine se ne scorgono delle altre, che per la loro estensione mostrano d’aver fatto parte di edilizi anche più vasti del teatro. È facile il ravvisare fra queste gli avanzi del Foro di forma quadrata, e quelli dell’anfiteatro di forma elittica: ma di presente le vaste loro reliquie sorgono appena a poca altezza sopra il terreno; e coperte di terra, di sassi e di rottami d’ogni qualità, nulla presentano ormai più che meriti di essere osservato. Il chiar. Dott. Botazzi assegna al diametro maggiore dell’anfiteatro, preso nell’arena da muro a muro, la lunghezza di metri sessantadue, e quella di metri trentasei al diametro minore1. La misura che ne ho presa io altre volte, se ben mi ricordo, non è da questa lontana.

Ecco dunque che la ligure Libarna era ornata altre volte di un teatro, e di un anfiteatro. Ne ciò dee recar stupore, se si pon mente che sul declinar dell’Impero quasi tutte le città italiane di

  1. Osservazioni citate. pag. 32