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di costanzo gazzera | 67 |
Questi del Glim poi, a chi ben li consideri da presso, più che agli adoperati da Gioanni e Vindelino da Spira, o dal Jenson in Venezia, più tondi, e d’ uii lai^lio più svcllo ed clcgaiitc,
safcostano d’ avvaiilagj;io alia iialiua degli usali dai rinoinati RomaiiL
lipogiali. Se si aggiiiiiga die, giiista I’ osservazione del Vernazza,
la lorniola adoperata dal Glim, e dal Beggiamo per le loro
edizioni del M viipuliis, e dello Speculum: Hoc Bejaimis opus
prcssit ec. e una niei’a iinitazioiie del Hoc Cor’ actus opus dellc edizioni
del paluzzo dei MasKimi, sara chiaro che fatta incelta di punzoni,
e mali’ici, da Roma verso la superioi-e Italia s’avviasse il Glim, e
giiuilo fra noi, dalo saggio deiParlc sua ancora haml)ina, o ignola
del lullo in I’iemonte colle stampe dell Ovidio e del Coezio,
sassocvasse quindi col Beggiamo per quella del Mauipul’is Curatorwn:
ad esso poscia già reso esperlo nella mecanica dell’ arte
abbandono il foiido de’ caratteri die servirono poscia per I’edizione dello
Spnculuin vit.ip huinimue. Sgoiilbro cosi d’ ogni ultcriorc impaccio,
si resliluiva alia palria terra.
Ma se si deve tenere sommamcnte caro quest’ Ovidio, e per la graiide el;’i sua, e per avei-ci falla manifesla allra, e non più sperala slampa del nostro Glim, e perclie edizione principe delle Eroidi non solo, ma fors’anohe di lulte le opere Ovidianc, si vuole poi parlicolarmenle tenere in pregio e fame gran conto, come qucllo die inimcdialamenle deriva da aniico codice MS., e codice sjiarso di inolle variaiili, e di non mediocre iiumero di buone lezioni, le qnali con friilto potranno venir ronsultate da clii si occii|)i di dare una nnova esalta edizione di qucsla opera. Peccalo cVie manclii d’ un intero quinlerno! il quale ci ha privalo di 64 distici di teslo dell’ Epistola di Paridc ad Elena, dell’ inliera di Elena a Paride, non lasciaiidoci fiiorclie gli urtinii oUo distici dl quella di Leandro ad Ero. Un esatto confronto col teslo di Burinanno paleserebbc appieno il merito del noslro codice, a clii abbondasse d’ ozio per farlo con tliligenza.
Il diciotesimo verso dell'epistola di Fillide a Demofonte legge: