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di costanzo gazzera 65

d’intertenere la classe. Osservazioni precise, ed esatti confronti m’inducono a pensare, che non solamente il Glim conducesse a termine la stampa di questo libro, prima che il Mattia d’Anversa, ed il Cordero ponessero mano alla loro nell’anno 1473, ma sono anzi inclinato a credere ch’esso sia il primo saggio che dell’abilità sua produceva il tedesco Glim appena giunto in Piemonte. Di fatto i caratteri adoperati per la stampa dell’Ovidio sono angolosi e d’un taglio recente, mentre quelli sia del Boezio, che del Manipulus Curatorum, e dello Speculum sono poco nitidi e scontornati: la compaginazione è incerta e difettosa, il numero delle linee d’ogni pagina intiera inuguale e vario, e nell’intutto si scorge quella negligenza, e povertà di chi si affretta senza il necessario corredo degli stromenti e meccanismi dell’arte. La priorità di tempo e pure non equivocamente indicata da che nell’ultima pagina del Boezio innanzi al nome dello stampatore si trova il registro, del quale è privo l’Ovidio.

La carta è bella, solida, uguale tutta, benchè uscita da tre cartiere diverse, delle quali ciascuna viene controsegnata dal proprio marchio Diamante nel castone d’un anello coronato, Arma gentilizia con scudo in lozanga, Carretta coronata. Di questi segni, che tutti o parte si ritrovano pure nelle carte delle tre altre note edizioni del Glim, e del Beggiamo, parlò dottamente il Vernazza1, e con ispoglio di documenti, e confronti di codici e stampe, mise fuor di dubbio l’esistenza di tali marchi, siccome distintivo di cartiere in Piemonte assai prima dell’anno 1470.

Quanto è certo dopo ciò che, sia il Boezio che l’Ovidio venissero stampati in quel paese, nel quale già prima dell’epoca presunta della loro impressione, erano in pieno esercizio cartiere, aventi per distintivo carattere i marchi, de’ quali sono improntate le carte di esse edizioni, altrettanto incerto e dubbio si è il luogo. o la città nella quale, fissata il Glim la sua dimora, le producesse

  1. Osservazioni Tipograf. intorno a libri impressi in Piemonte nel sec. XV p. 43 e seg.