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di costanzo gazzera 61

tale, e non scusabile incuria si lasciò uscire d’Italia. L’Orlandi, e dopo lui il Malacarne1 indicarono un’altra edizione delle Eroidi di Ovidio, eseguita in Pinerolo sino dall’anno 1470 da Jacobo de Rubeis, il che quando pur fosse, oltrechè anticiperebbe di due anni il certo esercizio della stampa in Piemonte, e di dieci quella in Pinerolo, porterebbe al numero di tre le edizioni delle Eroidi condotte a fine nel nostro paese con poco intervallo di tempo; cosa non impossibile, e per que’ tempi rara assai. Ma da nessun altro bibliografo venne registrata una tale stampa, che al Vernazza mai, nè a me toccò in sorte di poterla vedere. Non è poi cosa credibile che Jacopo de Rubeis, natione Gallus, il quale sino all’anno 1478 prolungò il suo soggiorno in Venezia, nella quale città potè sostenere il paragone col Vindelino da Spira, col Jenson, con Bartolomeo da Cremona, e cogli altri valorosi tipografici di quella metropoli con nitide e stimate edizioni, potesse stampare in Pinerolo nell’anno 1470. Io stimo che l’Orlandi confondesse le Metamorfosi colle Eroidi, e l’anno 1470 col 1480, giacchè in tale anno vennero in Pinerolo dal De Rubeis stampate le Metamorfosi.

Del rimanente la somma rarità di queste stampe dell’Ovidio sia del Glim, che del Mattia in confronto di quella delle Instituzioni di S. Antonino, che pur è anteriore di un anno, i di cui esemplari, sebbene non comuni, sono in qualche numero conservati nelle pubbliche biblioteche, e dagli amatori, non ad altra causa, a mio giudizio si dove attribuire, fuorchè a quella stessa che presiedette alla distruzione totale del Donato di Subbiaco 1465, l’aver servito ad esemplare nelle scuole, e quindi per l’incessante e lungo uso consunte. Alla stessa cagione dell’aver servito nelle scuole, io assegno la quasi non credibile rarità del Sedulio, stampa di Torino dei fratelli Giovan Angelo, e Bernardino de Silva 15. 6. 4.° Il che, quando pur sia, non sarà che più ovvia, e naturale cosa

  1. Delle opere de’ Medici e Cerusisi. Vol. I. pag. 159.