Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
di Costanzo Gazzera | 57 |
d’Anversa, che ai 24 di ottobre dell’anno 1472 aveva finito di stampare al Mondovi (Monteregale) l’instituzione dei Confessori di S. Antonino, avesse traversato il Piemonte, e nulla trattenendosi nè in Asti, in Vercelli o Torino, ricche, floride, e popolose città di quel tempo, per dare ivi un qualche saggio dell’abilità sua in un’arte che doveva, se non altro, stuzzicare la curiosità, siasi avviato a dirittura al Mondovì, ultima città di qualche conto, per chi venendo di Venezia, o di Roma s’incamminava verso il nostro paese. Frutto di tali sue fermate io non sarei lontano da supporre dovessero credersi alcune di quelle ancipiti edizioni, le quali molto ovvie fra noi, mancano dell’indicazione di tempo, o di luogo, non che del nome dell’impressore.
Precipua cagione per cui i tipografi di quel tempo, che pur non erano insensibili al ticchio di gloria, tralasciavano alcune volte di notare il tempo, e il luogo della edizione di alcun scritto, si deve credere a parer mio, quella del continuo vagare che alcuni di essi facevano di terra in terra, di città in città, senza fisso domicilio. Ai libri quindi che ne’ brevi e momentanei riposi andavano componendo in metalliche forme, per venir poscia presentati ai grandi, o alle persone di lettere, dalle quali speravano protezione o sovvenimento, non potevano ragionevolmente apporre data alcuna tipografica.
a due opinioni, a mio parere, false amendue. Colla prima si volle accreditare il sentimento di chi pensava che Filippo Lavagna fosse il primo stampatore di Milano non solo, ma il primo uomo d’Italia che esercitasse sì fatto magistero. La seconda mirava a fissare nell’anno 1469 il principio dell’arte tipografica nella predetta città, e ciò sul fondamento della soscrizione posta in fondo del libro = Impressum anno domini Mcccc° Lxviiii die sviiii Maij = La prima si dimostrò priva adatto di fondamento dal dottissimo P. Affò, nè credo si possa, ragionevolmente apporre a’ suoi argomenti. Quanto alla seconda, benchè corroborata dal Vernazza e Tiraboschi, tuttavia non è meno insussistente, ed un solo rapido e passagiero esame del libro e più che sufficiente a dimostrare che per sola sbadataggine del tipografo che oblio un X, si pose 1469 ove doveva esscie 1479. I caratteri sono quelli stessi adoperati in altre stampe del Zarotto, il libro è in 4° piccolo, e vi sono le segnature. Il Lavagna poi non è ivi menzionato che quale autore, o meglio compilatore dell’opera, ma non già come stampatore. Resta dunque che il primo libro stampato in Milano con certa data, sia il Terenzio dei 13 marzo 1470 del Parmigiano Zarotto.