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34 | prospettiva degli antichi |
di buono si è fatto in questo genere1, alla quale maniera di scene l’Algarotti dà il nome di scene da Presepio.
Le decorazioni a questa maniera si praticarono sino quasi ai tempi di Troyle detto il Paradossi, cioè verso il 1672, poichè fra gli autori di Prospettiva pratica e questi il primo, che più non parla di scene in rilievo, ma espone la maniera di disegnare i laterali della scena detti volgarmente quinte sopra telai piani collocati di prospetto: dopo il Troyle, il Ferdinando Bibiena arricchì di molte bellissime pratiche la prospettiva teatrale; egli fu il primo che abbia ardito disegnar le scene d’angolo: l’Andriani ultimamente trattò con profondo sapere la prospettiva teatrale, e qual celebre pittore di scene par suo: sono certo che se Sofocle potesse vedere le scene state eseguite dal Gioanni Torelli, dal Ferdinando Bibiena, dal Servandoni, dal Pietro Righini, dal Colonna, e parlicolannenle quelle dei fratelli Fabrizio, e Bernardino Gagliari, onore del teatro Torinese, dal Gonzaga, dall’Ignazio Degotti, e dal Luigi Vacca loro allievi, francamente direbbe, se io con i miei versi dipingo, costoro colle loro dipinture poetizzano; e così Plinio di tanti altri miracoli della pittura avrebbe ad accrescere il suo trigesimo quinto libro.
L’abbate Sailer, il Caylus ed altri, opinarono che gli antichi eseguissero la Prospettiva lineale concorrente con rigorose regole consentanee alle leggi dell’ottica; ma essi confusero il disegno scenografico, col disegno prospettivo, quando questi due metodi di disegnare, ed esprimere gli oggetti, sono fra loro assai diversi, poichè il primo è un genere di disegno di convenzione, ed è geometrico, come lo sono il disegno icnografico, e lo ortografico, e l’altro, cioè il prospettivo, e l’imitazione della natura; in conseguenza le misure sono tutte alterate dagli effetti ottici, per cui debbe essere diverso il metodo da usarsi nel descriverne la projezione; nel
- ↑ Milizia V. Arc. t. 1.