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32 | prospettiva degli antichi |
sontuose e proprie dei più doviziosi e potenti personaggi di Roma, nello abbellire le quaili certamente non avranno impiegato pittori dozzinali; lo stesso è da credere di quelle delle terme di Tito, giacchè per attestato di Raffaele Mengs quelle dipinture sono distinte particolarmente pella lucidezza ed armonia del colore; dunque da quelle si dovrebbe dedurre parimenti, a quale grado di perfezione in esse si trovi la Prospettiva lineale concorrente: l’esame si faccia sopra soggetti d’architettura, genere di disegno nel quale gl’effetti ottici sono più sensibili, e scelgansi que’ che più degli altri sono commendati: ciò non pertanto in quanto alla giustatezza della Prospettiva lineale li troviamo assai imperfetti.
Vitruvio1 si lagna che a’ suoi tempi le pitture copiate dalla natura andavano in disuso, ed a quelle s’anteponevano i rabeschi: dunque io dico, che per questo fatale assurdo l’arte non ha più potuto fare progressi.
Più esatta non doveva essere la prospettiva impiegata nelle decorazioni teatrali: dalla costruzione ed ornamenti della scena dei teatri di Pompeo, di Balbo, e del teatro di Marcello, come si vedono nella grande Pianta di Roma antica del Piranesi, si deduce che non faceva bisogno di molte decorazioni dipinte, magnifico essendo l’aspetto della scena stessa tutta costrutta di fabbrica; perciò le decorazioni le quali si vedevano, o per l’apertura delle tre porte od ai fianchi del pulpito, i vani essendo di larghezza proporzionata all’ampiezza della scena, non potevano le decorazioni essere di grande importanza in fatto di prospettiva: e siccome le cose d’arte ove mancano gli scritti si propagano presso gli artisti col mezzo di metodi pratici, che passano da maestro a maestro ai loro scolari, con la prospettiva teatrale di necessità non poteva essere diversa da quella che abbiamo notato nelle altre pitture antiche, nelle quali non si può scorgere esattezza di regola, ma solo