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dell’architetto randoni | 29 |
sopra superficie piane, sembrino allontanarsi ed altri avvicinarsi. Dopo una così esatta descrizione al disegno di prospettiva lineale concorrente, non v’ha più luogo a dubitare, che gli antichi non lo abbiano eseguilo con metodo e regole certe; ma fatalmente questi trattati, e queste così esatte regole non sono giunte sino a noi; e sebbene Vitruvio discorra a lungo della pittura, e dei colori, dei quali discende sino a darcene la derivazione, ed il loro costoso prezzo, nulla di meno da’ suoi Trattati non possiamo rilevare quali fossero le regole, o teoriche o pratiche usale dagli antichi per eseguire il disegno prospettivo; nè definisce egli da che sia generata la prospettiva lineale concorrente, nè fa cenno della piramide formata dai raggi visuali, nè della sezione di questa, ne quali regole si tenessero per delineare le projezioni prospettive.
L’abbate Salier, nella sua dotta Dissertazione sopra la prospettiva dell’antica pittura e scultura1, intende provare, che gli antichi abbiano esattamente praticate le regole della prospettiva, che i moderni conoscono sotto il nome di prospettiva lineale concorrente (cioè di quell’arte la quale insegna a descrivere l’imagine di una cosa che si vede, dato il punto fisso dell’occhio, il piano di sezione della piramide visuale, e la distanza dell’oggetto veduto dal piano di sezione); ricorda egli i detti di Socrate, e di Vitruvio, e ci fa menzione della degradazione nelle Tavole di Asclepiodoro, della famosa Tavola d’Ifigenia di Timante, e simili. Non meno preziose sono le osservazioni del Conte Caylus2, le quali sono un’appendice della Disertazione suddetta; egli assennatamente osserva, che non vi può essere l’imitazione della natura senza far uso della Prospettiva, ch’è la base del disegno d’imitazione, sebbene sia certo, che l’arte della Prospettiva lineale concorrente non avrà avuta tutta la sua perfezione all’istante del suo nascere, e che non si sarà osservata nel disegnarla da principio