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strade di ferro da Bergamo a Monza, a Milano, a Brescia; ed alle altre città importanti del Regno strade di ferro per riunirsi alla linea principale, ed alle due capitali Venezia e Milano.

115. Quell’aulica risoluzione 5 giugno 1838 non conchiude ad altro, e lo si ripete, che a questo: Il campo è libero.

E tanto è vero, che di quel campo libero ne approfittarono non la città di Bergamo, ch’era la reclamante, ma

una società di Bergamaschi per la strada da Bergamo a Monza;

e la Società lombardo-veneta per la riunione di Bergamo a Brescia, mediante la diramazione da Treviglio a Bergamo.

116. Or dunque chi chiedesse di riunir Bergamo a Monza con una strada di ferro, che non toccasse in cammino nuovi punti intermedii che fossero importanti per rapporti commerciali, troverebbe un ostacolo nella domanda fatta dai signori Bergamaschi.

E chi chiede di andar da Bergamo a Brescia per Palosco, per una linea che non incontra in cammino alcun punto intermediario importante per rapporti commerciali, trova un ostacolo ben più forte dell’altro, trova l’ostacolo della concessione provvisoria 7 aprile 1840, accordata da S. M. alla Società lombardo-veneta per la comunicazione, mediante una strada di ferro, tra Bergamo e Brescia; tanto le cose sono mutate dal 5 giugno 1838 al giorno d’oggi per domande fatte, per imperiali concessioni ottenute, per diritti emergenti da queste concessioni relativamente alle linee di comunicazione mediante strade di ferro tra Bergamo e Monza, e Bergamo e Brescia.

117. A finale conferma di tutto questo, a finale conferma che quell’aulica decisione 5 giugno 1838 non accordò nè a Bergamo nè ad altri il diritto di andare da Bergamo a Brescia con una strada di ferro, ma dichiarò libero, in allora, il campo per quella comunicazione tra Bergamo e Brescia a chi ne volesse approfittare, basta la già più volte citata conces-