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Primo, perchè s’è vero, come è, che al bene pubblico deve cedere un attuale bene privato, lo sarà tanto più che al vantaggio pubblico debba cedere una speranza di un nuovo e futuro bene privato;

poi, perchè il bene pubblico è di tale indole, che assai presto diviene bene di tutti, e quindi anche bene privato.

62. Ma non è vero che la direzione retta da Brescia a Milano escluda la provincia e la città di Bergamo dall’azione della strada ferrata, e che non si possa riunire direttamente ed opportunamente la città di Bergamo alla linea principale.

La linea principale attraversa da est ad ovest, per una lunghezza di metri 23315, la fertile pianura di Bergamo, dividendola in due parti, che lasciasi una a destra, l’altra a sinistra, passando per due dei distretti più popolosi della provincia, e toccando due dei borghi più popolati, cioè Treviglio e Romano.

Una diramazione, un’altra strada di ferro a due carreggiate, della lunghezza di metri 19285 già proposta, e per la quale la Società lombardo-veneta ottenne già dalla Sovrana clemenza la concessione preliminare, unisce la città di Bergamo alla linea principale a Treviglio. Anche questa diramazione corre, come la linea principale, in mezzo alla pianura bergamasca da nord a sud, tra l’Adda ed il Serio.

63. Le due parti della seconda linea, di quella per Bergamo e Monza, che attraversano la provincia di Bergamo, sono al termine della pianura verso nord, sono sulle ultime pendici dei monti. Quella che volge verso Monza è di soli 15000 metri di lunghezza; l’altra, che accenna a Brescia, di 18000. Le due linee della Società lombardo-veneta, che attraversano la provincia di Bergamo, e l’attraversano nel territorio il più opportuno alla concorrenza del transito, superano in lunghezza, la prima delle due parti anzidette, di 27600 metri, la seconda, di 24455; e tutte due prese insieme, di metri 8156.