Pagina:Memorie del Cagliostro in Roveredo.djvu/35


te per soccorrerti, e farti del bene, e così tu mi ricevi, nè consideri, che ho la facoltà di ristabilirti, e di ridurti al nulla? E incontinenti gli diedi un forte schiaffo, e cadde all’indietro sul suolo. Il quale essendo stato rilevato dai custodi, e cominciando ad acquietarsi, comandava loro di portare il pranzo, ed io solo sedetti vietandogli di mangiar meco. E quando conobbi, che si era umiliato, dissi a lui: la tua salute sta nell’umiltà, o uomo privo di ogni potenza avanti a me: accostati e mangia. E dopo che ebbe parcamente mangiato montammo ambedue in un cocchio, ed andammo fuori della porta della Città al fiume Neva, ove i custodi avevano preparata una barca, e diposti sedevano lungo il fiume. Ed entrati, che fummo nella barca, andavamo a forza di remi. Allora cercando di gettarlo nel fiume, acciocchè lo spavento gli tornasse in bene, (imperocchè erano già pronti quelli, che dovevano ritrarlo dall’onde) all’improvviso il presi, ed egli pure strettissimo mi tenne, e si abbracciò al mio collo, e cademmo ambedue nell’acqua. Ma egli si sforzava di cacciarmi al di sotto, io poi essendo di sopra l’opprimeva; e dopo non picciola lotta io per verità sciolto