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di Vicenza eran con lui, e per essere essi saggi si dilettavano unicamente del suo ingegno. Imperocchè molte cose pomposamente ostentava, a se stesso rendendo testimonio; e un giorno cominciò a dire: in Pietroburgo uno dei ministri della Regina delle Russie avea il fratello pazzo, il quale si credeva superiore all’Altissimo, e nessuno poteva resistere al furore della sua pazzia; e stava gridando ad alta voce e minacciando il mondo, e bestemmiando il nome dell’Altissimo. Era poi diligentemente custodito. E quel ministro molto pregommi, perchè il volessi io curare, Essendo dunque da lui entrato, tosto s’inviperì, e torvo guatando, e contorcendo le braccia, (poichè era cinto di catene) sembrava volesse contro di me scagliarsi. Gridava poi fortemente: sia gettato nel più profondo degli abissi colui, che così ardisce di venire alla presenza del grande Iddio, che vinse tutti gli Dei, e li disperse dal suo cospetto. Ma io confortando me stesso rimasi confidentemente, e dissi a lui: non taci spirito bugiardo? forse non mi conosci, che io sono un Dio sopra tutti i Dei, che son chiamato Marte: ed ecco il mio fortissimo braccio steso dal più alto del Cielo fino agli abissi della terra. Ora io era venuto da