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un patibolo presso alla sua abitazione, ed ei si vide costretto, minacciando i rubelli e lui e il suo Assessore maestro Negri da Brezio nella vita, a restituir loro i pegni levati per collette non pagate, procuratesi forze, fece uso di prudenza. Avendo i sollevati preparate innanzi al castello le forche per impiccarvi il Firmiano e i difensori assediati, il di Tono si presentò agli assedianti seguito da quattrocento armati, e parlò loro, per intimorirli, con impero; ma protestando essi di non voler riconoscere il Vescovo, e trovandoli disposti a sottomettersi al conte del Tirolo, che li favoriva e lusingava, propose di occupare il castello in nome del detto Conte. Questa proposizione fu accettata, la gente si disperse, il Firmiano fu salvato con i suoi, e il castello tornò poi al Vescovo sovrano ed agli antichi suoi feudatarj, i Signori, ora Conti, di Coredo.

(Alb.)


1478.


Giovanni vescovo investe il nobile Giacopo di Tono, qual Seniore della Casa, per sè, e in nome di Simeone e Baldassare suoi fratelli, e di Vittore del q.m Antonio, e di Erasmo del q.m Michele, nonchè di Leonardo, Giovanni ed Alberto, figli del q.m Federico di Tono loro