rarono l’ottava parte della decima di Stenico, la quale dividevano coi conti d’Arco. La decima della terra di Coredo fu in parti venduta ai di Tono da Finamonte di Caldesio, da Giacomo Poltnero e da Antonio di Coredo. Parte della decima di Vervò ebbero essi per compera dai De Gaspari di Molaro. Giorgio di Firmiano e Simone Rolandino di Amblo cedettero e venderono ai di Tono ciascuno una parte del castello Brezelario, nella valle di Rumo, colle sue pertinenze, e con Nicolò Firmiano permutarono essi la metà della decima di Mechel contro un diritto sopra alcuni fondi situati presso al castello Rumo, che si è scritto anche Runo. Nella valle sopraddetta di Rumo acquistarono anche, per compera da Antonio signore di Coredo, una piccola decima che pagavasi prima a Gerardo, figlio di Cristoforo di Castelfondo. Le decime che raccolgono nelle terre soggette al castello Altaguarda, nella pieve di Livo, pervennero loro, per acquisizioni fatte in varie epoche, da Giorgio di Livo, da Finamonte di Caldesio, da Ugone di Praghena, da Michele di Coredo, da Aliprando e Riccardino di Livo, e da parecchi altri. Il castello Zoccolo passò da Giovanni de Zocculo a Sigismondo di Tono, che ne fu investito, con tutte le sue pertinenze, dal vescovo Giorgio. Michele di Tono fece acquisto