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Num. X.


. . . vs . v . l . pom . licinvs
. . . a . teidia . sex . f . vxsor
. . . eivs . l . f . capito . filivs
. . . vlcrvm . heredem . non
. . . qvetvr

Questo Licinio, che si presenta con tutti i nomi convenienti a chi godeva la piena cittadinanza romana, non dovrebbe esser stato un uomo dell’infimo volgo, e lo deduco dalla sua moglie teidia . sex . f, che sembra nata dal console suffetto del 783 chiamata dai Fasti Nolani sex . teidivs . catvllinus, mentre in appresso la sua casa si disse Tedia, o Tidia. Quantunque il gentilizio del figlio Capitone abbia salvato una sillaba di più, tuttavolta non cedo alla tentazione di supplirvi Funteivs, o aelivs, perchè il cognome capito in quelle due famiglie fu costante, onde il padre non sarebbesi invece chiamato licinvs. Le due ultime righe si suppliscono Hoc sepvlchrvm . heredem . non . seqvetvr.

Num. XI.


svpsifana . t . l .     nice

t. svpsifanvs . t . l . nicephor

t. svpsifanvs . t . ↄ . l . frvgi


svpsifana . t . l . nice . testamento . svo . ivssit .

momvmentvm . fieri . dvo . heredes

factvm . est .

t. svpsifani t . ↄ . l . nicephori . et . m . s

. . . . . . . .


Nuovissima, per quanto so, è questa gente Supsifana, del cui nome non si vede né meno la radice. Stando alla sua terminazione parerebbe che dovesse provenire da un nome geografico, come M . ACERRANVS . M . F . AEM . SECVNDVS (Murat. p. 665. 5) dall’Acerre della Campania, M . CORANVS . VRSINVS (Grut. p. 553. 2) da Cora del Lazio, T . FAESVLANVS . STRATOR (Donati p. 286.3) da Faesulae dell’Etruria, e così via discorrendo. È vero che questa città di Supsifa è ignota, ma ella mostra all’orecchio un tal quale analogia di suono con Satafi, Sitifi, Sufasar, Susicaz e simili luoghi dell’Africa da non recar meraviglia se appartenesse allo stesso paese, ove ogni giorno si imparano i nomi di nuove città. Sulla fine della prima lapide si è perduto, a quanto pare, il numero dei sesterzi lasciali da Nice nel suo testamento per costruire il suo sepolcro: ma la somma disposta sembra che fosse minore di quanto costò, onde gli eredi notarono nella seconda pietra di avervi erogato 27500 sesterzi corrispondenti secondo i calcoli più moderni a 6875 franchi.

Num. XII.


vvetTena . c . c . L . apirodisia (sic)

fecit . c . vetteno c . l

chresto et . sibi


Il primo V deve staccarsi dal nome seguente, e interpretarsi Viva. Così nel cognome non si sarà badato alla lineetta che doveva congiungere il P coll’I per farne un H; per cui nella presente riga si leggerà Viva . VETTENA . C C duorum . Caiorum . Liberta APRHODISIA . La denominazione VETTENVS, o VETTIENVS, che trovasi scritta in ambo i modi, proviene in origine da un VETTIVS, che essendo passato in un’altra famiglia, cosi allungò il suo nome per le leggi dell’adozione. Un esempio identico abbiamo nel celebre giureconsulto Alfeno Varo. Egli era un Alfio, che, adottato da P. Quintilio Varo, divenne Publius, Quintilius Varus Alfenus; ma per accorciare questa lunga nomenclatura chiamossi più comunemente P. Alfenus Varus, e così si dissero i suoi discendenti. Regolarmente così doveasi appellare ALFIENVS, ma per delicatezza di orecchio fu sincopato l’I appunto come nel caso nostro da VETTIENVS si fece VETTENVS. Un iscrizione del Doni (cl. XIV n. 51.) nomina un C. VETTIENVS. C. L. APHRODISIVS, che potrebbe ben essere il padre della nostra Afrodisia.

Num. XIII.


Γ. ΠΛΕΙΝΙΩΙ
ΕΥΤΥΧΩΙ
ΚΩΜΩΔΩΙ
Γ. ΠΛΕΙΝΙΩC
ΖΩCΙΜΟC
CΥΝΤΡΟΦΩ . ΚΑΙ
ΑΠΕΛΕΥΘΕΡΩΙ
ΤΕΙΜΙΩΤΑΤΩΙ


C. Plinio Secondo nell’ep. 19 del L. V. ricorda un suo liberto Zosimo, che gli era carissimo, ed a cui fa molti elogi, il quale dovette chiamarsi C. Plinio Zosimo, siccome ci dice chi fece incidere questa lapide greca sulla tomba di C. Plinio Eutico. Ma se Eutico fu fratello di latte, e insieme liberto dell’autore della lapide sarà assai difficile che questi due Zosimi siano la slessa persona; perché se il primo fu liberto del Plinio legato della Bittinia, nacque per conseguenza in istato servile, e quindi la sua famiglia non poteva avere libertà. Lo che essendo converrebbe ammettere che egli dopo essere stato manomesso avesse comprato Eutico, e quindi l’avesse assoluto dalla schiavitù. Ma non è da credersi così di leggieri, che il figlio di una serva sia stato allevato non dalla propria madre, ma da un’altra serva. Parmi assai più probabile che il figlio di liberto Pliniano abbia portato gli stessi nomi di suo padre; che egli sia stato allattato nella casa paterna da una