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fessione di bettoliere o venditore di vino, vinarivs, che in altre lapidi si disse anche vinariarivs. E ne meno è nuovo che gli osti di Roma indicassero eziandio ove avevano le loro taverne, onde vinariarivs . in . càstris . PRaetoriis abbiam nel Grutero (p. 1126, 7) e due negozianti di vino nel luogo detto a . septem . caesaribvs sono conosciuti per due marmi del Marini (Arv. p. 210, e p. 245). Il nostro vinarivs aveva spaccio nel Velabro una delle più popolose contrade della città, la cui memoria assicura al nostro marmo non piccolo pregio.

Num. VI.

septimia . p . f . galla


Lapide semplicissima, da cui null’altro si ritrae se non che Settimia Galla figlia di Publio fu un ingenua. La sua famiglia non è del tutto ignota fra quelle di Roma, e il Grutero (p. 579. 1.) riferisce una pietra già esistente alla porta Latina e quindi trasportata a Bologna, la quale ricorda un favstvs . m . septimi . galli . dispensator.

Num. VII.


. . .

. . . . . . .

chrestvs

lictor . caesaris


L’appellativo grecanico chrestvs nei tempi, a cui questo titoletto deve riferirsi, fu proprio dei servi, e dei liberti; e costui portando unicamente quel nome si avrebbe da credere della prima condizione, se non si sapesse che i servi erano esclusi dall’ufficio di apparitores. Sta bene adunque che i! marmo comparisca rotto sul principio, che cosi la frattura ci avrà rapito il suo gentilizio, ed egli passerà nella classe dei liberti, alla quale realmente appartenne la più parte dei littori. Il ch. Mommsen nella sua bella monografia, de apparitoribus, in cui ha raccolto tutte le lapidi rimasteci di costoro, non ne conosce alcuna anteriore di età al l . aninivs . l . l . eros . lictor . avgvsti . caesaris . del Muratori (p. 886. 10) ma il nostro Cresto sarà più antico di lui, se fu al servigio di Cesare il dittatore, o almeno di Ottaviano prima che assumesse la denominazione di Augusto.

Num. VIII.

hoc . est . factvm . monvmentvm

maarco . caicilio

hospes . gratvm . est . qvom . apvd

meas . restitistei . seedes

bene . rem . geras . et . valeas

dormias . sine . qvra


È questa senza contrasto la più stimabile di ogni altra pervenuta dai nuovi scavi. Fra gli indizi che nel Bollettino di questo anno (p. 72) il dott. Henzen vi ha riconosciuto di una remota antichità, quello che più particolarmente ne determina l’età proviene dalla duplicazione della prima vocale nelle parole maarco e seedes. Quintiliano (Inst. lib. I. c. 7. 4.) ci dice in genere, che per denotare una vocale lunga di quantità veteres geminatione earum veluti apice utebantur: ma più precisamente il grammatico Terenzio Scauro (p. 2225. Putsch) fa autore di questo uso il poeta Accio, che sappiamo da Eusebio esser nato nell’anno Varroniano 584: Accius geminatit vocalibus scribi natura longas sillabas voluit. Viceversa lo stesso Quintiliano (l. 1. 7. 4.) ne determina la durata sino a tutta la vita dello stesso Accio, che morì nel 671, e a poco più oltre. A tutto ciò ben corrisponde l’osservazione sui marmi di età conosciuta, che ci sono rimasti. Per tutto il sesto secolo di Roma non se ne trova vestigio, onde non se ne ha esempio nel Senatus consulto dei Baccanali del 568, in alcune delle lapidi dei Scipioni, e per sino nelle due iscrizioni di L. Mummio console nel 608 riferite dall’Orelli n. 563 e 1862. Ma poco dopo il 600 non è raro d’incontrarsi in queste lettere duplicate, e fra i monumenti di data non dubbiosa citerò i frammenti della legge Toria, e di altre leggi di quel tempo, la sentenza sulle liti fra i Genuati e i Veturi del 657 (Orelli n. 3121) la lapide di Q. Marcio console nel 636 (Bollett. del 1846 p. 185) di Mannio Aquilio console nel 635 (Orelli n. 3308) e di C. Claudio Marcello Pretore di Sicilia nel 676 (Corp. Ins. Gr. n. 5614) la medaglia di Papio Mutilo uno dei duci della guerra sociale (Eckel I.1. p. 103.) e il tetradramma di Bruttio Sura proquestore di Macedonia nel 666 (Osserv. 11 della mia decade XVI). Però dopo la dominazione Sillana questo costume rapidamente decadde, per cui nei tempi vicini alla caduta della repubblica appena può addursene esempio nel feelix delle medaglie di Fausto Silla figlio del dittatore, e nel vaala del denaro della gente Numonia. Può dunque il nostro marmo riportarsi con abbastanza sicurezza verso la metà del settimo secolo di Roma, e può anche asserirsi, che M. Cecilio, di cui ricoperse le ossa, fu un’ingenuo. A questi tempi nelle famiglie dei Metelli, e dei Cornuti, si ha notizia egli è vero di alcuno così denominato, ma la mancanza del cognome, e il tacersi di ogni onore da lui conseguito consigliamo a crederlo un ignoto plebeo.

Num. IX.


licinia . l . f .

c. licinivs . l . f . ser

licinia . c . f . pavlla
t. qvinctivs . ↄ . l
pamphilvs

Una Licinia Paola ricordasi altresì nella Muratoriana 1183. 3, ma non può essere la stessa persona; perchè la nostra sì dice nata da un Caio, mentre l’altra si annunzia figlia di un Publio.