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caratteri nei secoli posteriori. La via Appia già molti ne ha dati, e moltissimi abbiam onde a sperare darà di siffatti esemplari, sì che dai rispettivi confronti di quelli di un tempo, e dal paragone di quelli di epoca diversa, si potranno fissare dei criteri non ancora stabiliti, onde richiamare questo ramo di archeologica cronologia. In fine conteremo che il nostro scavo non solo fu ricco di sepolcrali scoperte, ma ancora ha tratto alla luce il magnifico ingresso alla villa de’ Quintili, essendosi trovata la gradinata, le basi ai lor posti, e le cadute colonne, presso al quale venne discoperto un grande Ninfeo ben conservato e superiore a quanti mai ne esistono di tal genere.
Egli fu primitivo divisamento che compiuto lo scavo verrebbero ristaurati tutti i monumenti i cui avanzi potessero far concepire una fedele idea della loro antica esistenza sì nella forma che negli ornamenti, che i ruderi tutti si dovrebbero fortificare in modo da resistere ai danni dell’intemperie atmosferiche, che ad essi verrebbero attaccati i frammenti lor proprii, che similmente sarebbero stati collocati gli epitaffi ai respettivi monumenti, e che partendo dal luogo ben conosciuto della porta Capena sarebbero state piantate le miliari lapidi agli antichi lor posti. Molti sono i monumenti che appariranno alla luce quali essi furono nella loro grandezza e nelle loro decorazioni, essendo molti che sono degni d’intero ristauro, sì nella ragione delle grandi are, che delle edicole e di quei della forma quadrata e circolare. Moltissimi saranno i ruderi ove si ammireranno ben collocate e composte e statue e cippi e busti e frammenti d’ogni maniera di ornati, grande egualmente sarà il numero di quelli che avranno in fronte l’antica lapide della propria iscrizione. Alti torreggeranno i sepolcri circolari alla foggia etrusca col gran tumulo di terra con sopravi i piantati alberi, da banda a banda alla via lungo i monumenti bruno-verdeggeranno i cipressi; sì che compiuto lo scavo e compiuti i ristauri dall’antica porta Capena alle radici del giogo albano presso l’antica Boville per lo spazio di circa 11 miglia Roma avrà un nuovo museo per artistici monumenti e per gloriose memorie unico e mirabilissimo.
Con questi monumenti s’aprirà una scuola agli artisti ove potranno apparare sopra redivivi esemplari le meraviglie dell’arti Romane, ed ¡studiarne i progressi dai primordii de’ tempi Republicani all’epoche fiorenti degli Augusti, degli Antonini, de’ Traiani e quindi osservarne la decadenza col decader dell’impero d’occidente. Scuola finor non aperta e che la sola Roma può offrire agli studiosi dell’ arti belle. Quivi gli archeologi e gli amatori tutti delle gloriose Romane memorie avranno a deliziarsi e ad appagare la lodevole bramosia di sapere, dove osservando antichi belli e scadenti caratteri dell’iscrizioni, dove leggendo antiquate od auree o basse latine dizioni, e dove ricordando magnanime gesta alla presenza de’ nomi famosi. Colle tante nuove scoperte e colle piantate miliari colonne abbiamo onde a sperare, che si potrà con maggior certezza o probabilità dire ove fossero i tanto decantati e non ancora rinvenuti sepolcri di Calatino de’ Metelli, de’ Servilii e di Cecilio, ove gli antichissimi di Orazia, degli Orazi e de’ Curiazi, ed il campo del lor combattimento alle fosse cluilie. Qui ripeterassi erano i modesti orti di Terenzio, là i magnifici del ricchissimo Seneca. Qui il Nume Redicolo avea campo ed ara, là sorgeva il tempio sacro ad Ercole e qui era il tanto famoso Triopio Pago d’Anna Regilla. Là si dirà è la recentemente scoperta villa di Massenzio col celebre circo di Romolo, e qui è il testé ritrovato ingresso alla villa de’ Quintili con il prossimo magnifico ninfeo. E quante altre memorie non desterà questa ad ogni passo classica via? Alla presenza di tanti sepolcri si affacceranno alla immaginazione le grandi esequie, onde la pietà romana si disfogava verso i defonti congiunti ed amici, quindi si ricorderanno procedere con faci, con insegne, con immagini de’ maggiori, e con cantilene al suon delle trombe le funebri pompe, ardere negli ustrini i roghi con incensi ed aromi, ed innanzi ad essi spargersi umano sangue di servi o di gladiatori combattenti, raccogliere dentro olle le ceneri, collocarle ne’ gentilizi sepolcri, e alla veduta del rogo, banchettar coronati i congiunti, ed in fine le apprestate mense ai defonti, ed i novendiali sacrificii, e l’annuini parentali. Alla vista di tanti famosissimi nomi, qui dirà l’uomo erudito si saranno ispirati i personaggi di stato o di lettere, e quindi avran tratto gli auspici i generali comandanti degli eserciti a concepir per ingegno le gigantesche imprese e a trarle per virtù a compimento. Quante mai battaglie, quanti trofei, quanti trionfi non ricorda questa famosissima via? a quante latine a quante volsce a quanto sannitiche guerre, non ha essa veduto volar le coorti Romane alla vittoria, e ritornar coronate di lauro al trionfo? E veggendo il monte Albano si presenteranno all’immaginazione le brigate Romane che quinci menavansi alle ferie latine ed i consoli di nuovo creati traenti ai maggiori sacrifici nei templi di Giove Laziale, di Diana Scitica, della Sospite Giunone. Ma tornando sovente il pensiero sul munificentissimo autore di tante redivive artistiche ed istoriche glorie il Sommo Pontefice Pio IX, ripeteranno ed artisti, ed archeologi, ed uomini tutti di lettere, che massime gli si debbon le grazie pel sommo compartito favore, che non gli possono intessere elogi maggiori, di quelli che altamente proclama l’insigne monumento d’onore che da se stesso si è eretto sulla regina delle vie, che questo lauda senza adulazione, soverchia l’invidia e passerà glorioso ai più tardi nepoti, e che per questo solo potrà il suo nome annoverarsi fra i nomi famosi de’ sommi Pontefici, che tanto bene meritarono delle arti belle, e della archeologica scienza, d’un Nicolò V, d’un Giulio II, d’un Leone X, d’un Benedetto XIV, d’un Clemente XIV, d’un Pio VI, e d’un Pio VII, e d’altri, ed ire fra loro sommamente onorato.
Agostino Jacobini.