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Finalmente giova ricordare a questo proposito anche l’altre fiere ed i molti mercati di periodica ricorrenza nella nostra città e provincia, che complessivamente ascendono al n.° di 907 in 51 comuni. Alcuni di questi mercati e fiere secondarie servono pel traffico e per la diffusione del bestiame, delle derrate agricole, e d’altre produzioni, che ti spediscono, o vi provvedono, le provincie confinanti. Molto bestiame sopratutto proveniente dai Grigioni e dalla Valtellina rifluisce sui mercati della Valle Camonica e di Lovere, servendogli la detta Valle Camonica di stradale pel transito a parecchie sottoposte provincie Lombarde. Quelli frequentatissimi di novembre e di marzo in Bergamo, e il mensile di Martinengo forniscono molto bestiame anche al Milanese.

Chiuderemo questa parte del nostro ragionamento ricordando con sentimenti di viva gratitudine e con parole di giusto vanto, essere moltissimo ciò che si è fatto, e si sta facendo, con grande attività nella provincia nostra per dare il maggiore possibile sviluppo alle produzioni interne ed alle industrie locali, con la costruzione già eseguita o incamminata, ovvero in attualità di progetto, di buone strade, non solo fra paese e paese, ma ben anco fra vallata e vallata; alcune delle quali strade, massime di servizio e vantaggio collettivo, attestano il coraggio e la sapienza che sopraintendono a cosiffatte occorrenze della pubblica prosperità. Ed osserveremo essere in oggi appunto per questa ragione più sentito il bisogno (bisogno supremo) che tuttavia ci rimane pel compimento di questa benefica opera del progresso sociale, il bisogno cioè delle grandi comunicazioni; al quale altronde non possiamo supplire coi nostri fiumi e canali, o perchè totalmente inetti alla navigazione, o perchè questa, come avviene in alcuni nostri laghi, è circoscritta a brevi tragitti da sponda a sponda.

Quesito II.° == Se le esigenze nostre per la compartecipazione all’utilità d’una strada ferrata che mantenga le cose del nostro commercio e della nostra industria in vantaggiosa correlazione con quelle dell’altre città e provincie, possano con fondamento di ragione aspirare ad essere soddisfatte mediante comprensione della città nostra nella linea della grande strada ferrata da Milano a Venezia.

Risposta == Allorchè venne portata a piè del Trono la domanda 29 Aprile 1836 per la costruzione della strada ferrata da Milano a Venezia dominava l’idea, stata poscia con giustezza di avvisamenti abbandonata, che la linea di essa percorrer dovesse la parte più meridionale e bassa delle interposte provincie, cioè la linea sulla quale non s’incontra città alcuna fra le due Centrali Lombarda e Veneta. Indicarono quindi i petenti l’intenzione loro di aggiungere alla linea primaria le strade laterali per la comunicazione colle principali città trovate necessarie ed utili per il loro commercio, salve quelle piccole variazioni che all’atto della costruzione si rendessero indispensabili per l’interesse dell’impresa, e fra queste città venne, e ben con ragione, espressamente ricordata Bergamo. E nella susseguente petizione 17 Giugno 1836 a S. E. il Ministro dell’Interno, mentre ripeteasi la medesima cosa, si facea vieppiù spiccare l’intenzione assoluta di legare anche Bergamo alla grande linea mediante strada laterale, col soggiungere che occorrendo sarebbersi fatte strade laterali anche per Treviso, Bassano, Monza e Pavia: cosicchè il dubbio se ciò avrebbe o non avrebbe avuto luogo non cadea che su quest’ultime città, ma su Bergamo mai. Dunque il graziosissimo Sovrano Rescritto che accondiscese a cotali supplicazioni, comprende necessariamente anche Bergamo: e perciò la Società d’azionisti incaricatasi di realizzare quel progetto non dovrebbe recarvi una variazione, tutt’altro che piccola (come spiegherebbe la riserva esposta nelle petizioni) ma sostanziale e di grande momento, quale