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Battista faceva risonare delle sue frasi sempre più sconnesse d'ubbriaco di buon umore. Ma, come Dio volle, giunsero sulla spianata.
Erano scoccate le dodici; la villa dormiva quietamente, con tutte le finestre chiuse, nel silenzio della notte.
Battista continuava a parlare, consigliando fervorosamente Drollino a imitarlo, a star allegro, ad assicurarsi.... le bontà del padrone. Gl'insegnava che i padroni vanno tenuti per il collo, vanno! E non bisognava star ingrognati, bisognava essere come lui, allegri, sollazzevoli.
E subito, colla voce avvinazzata, si pose improvvisamente a cantare le prime strofe d'una canzonaccia.
— Cristo! — sclamò a bassa voce Drollino, tappandogli la bocca colle mani, — taci, mascalzone; potresti destar la signora Duchessa!
— Ah! — rispose impermalito l'ubbriaco — che maniere!... va al diavolo tu e la Duchessa!... Me ne importa tanto di quella faccia di carta!