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la Carolina, prendendo le difese di Drollino con un calore, con una energia che le valsero addirittura un subisso di allusioni più o meno riguardose; ma tutte dirette a constatare lo stato veramente anormale del suo cuore. Tanto che, sentendosi così accanitamente attaccata, la giovane battè una pronta ritirata, e si rifugiò nei solinghi recessi della guardaroba a piangere le sue speranze perdute, e a disperarsi della partenza di Drollino e dell'insolenza di Battista.
Anche il conciliabolo ebbe un'eco, mentre sarebbe stato assai più desiderabile che non l'avesse avuto. E fu la Carolina stessa che, vantandosi apertamente della sua difesa, disse a Drollino cos'aveva detto di lui quel birbante di Battista. Drollino l'ascoltò in pace, non le fece nè ringraziamenti, nè scuse. Non si indignò delle accuse del cameriere; ebbe un'ombra strana, pallida di sorriso. Forse non si maravigliò; certo è che non accennò d'esser maravigliato. La Carolina rimase scontenta e perplessa. Aveva sperato,