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po' svogliata e, passeggiando sotto il viale a passi strascicati, tormentava colla punta degli stivalini lucidi certi poveri fiorellini, che proprio non ne avevan colpa.
Un giorno, Milla scese a colazione con una novità. Era una piccola matita elegantissima, tolta ad un carnet da ballo. E strettala fra le ditine cominciò a tracciare sul margine del giornale, che Giuliano aveva finito di leggere, qualche nome. La manina tremava un po', ma le parole eran tracciate bene.
— Che fai? — chiese languidamente Giuliano.
Essa ristette dallo scrivere, con una mossa improvvisa, come d'una bambina colta in fallo.
Poi, con una dolcezza infinita, disse:
— Penso che, dopo tutto, per l'ottobre si potrebbe invitar qualcuno.
E lo guardava, lo guardava, studiando la sua fisonomia, aspettando forse ch'egli le dicesse di no.
Ma egli non disse di no. Disse soltanto — Ma