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stituiscono le immagini ottenute colle lenti - Infatti dieci o dodici ore almeno sono necessarie per avere l’impressione di queste immagini sulle lastre preparate del Niépce. Ora ognun vede che, durante sì lungo intervallo di tempo, le ombre degli oggetti si spostano notabilmente, per cui il chiaro sovraponendosi allo scuro in ogni punto della lamina, deve risultarne un disegno confuso - È vero che si potrebbe cessare l’operazione dopo pochi istanti, e ripeterla più giorni di seguito nella medesima ora; ma la menoma nuvoletta, il più leggier velo di nebbia, danno differenze sensibili nelle relazioni delle tinte il cui complesso forma l’aspetto dei corpi: e chi cercasse le sole giornate perfettamente limpide e serene dovrebbe talora dedicare parecchie settimane all’opera; talchè cambiata di troppo, in questo intervallo, la posizione del sole a quella data ora del giorno, la riproduzione delle medesime circostanze riuscirebbe impossibile. Oltre a ciò l’operazione restava spesso incompiuta, o mancava del tutto, per cagioni di cui il Niépce non potè giammai rendersi ragione. Finalmente lo strato bituminoso andava soggetto ad alterarsi alcun poco per le variazioni di temperatura, e sollevandosi più o meno in una infinità di piccole squammette, guastava i disegni ottenuti, o li rendeva di difficile conservazione.

Niépce stava pensando ai modi con cui si potevan togliere questi diversi inconvenienti quando gli fù riferito che Dagherre, già noto in Francia e fuori per la sua maestria nell’arte di dipingere le scene teatrali, e per l’invenzione del Diorama, s’era dato egli pure da qualche tempo alle ricerche fotografiche. I due valenti sperimentatori si furono ben tosto conosciuti, e stabilite tra loro strette relazioni di amicizia, decisero di proseguire insieme il lavoro col patto di