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segno, si vedono imbrunire le parti sottostanti ai chiari, che ricevono per trasmissione la massima quantità di luce; mentre le porzioni corrispondenti agli scuri, sottratte più o meno all’irradiazione lucida in virtù dell’inchiostro o della matita, si conservano tanto più candide, quant’è maggiore la densità della materia sovrapposta, vale a dire quant’è maggiore l’intensità dell’ombra. Ora ognuno intende, che codesta inversione del chiaroscuro deve in molti casi diminuire, e talora distruggere al tutto, la verità della copia, segnatamente gli effetti di prospettiva - Inoltre, le impressioni una volta prodotte, non è permesso il contemplarle alla luce del giorno, e fa d’uopo tenerle di continuo in un luogo perfettamente bujo: altrimenti, la menoma azione della luce diurna, diretta o diffusa, rende in breve ugualmente nere le varie parti del foglio, e fa quindi sparire del tutto ogni traccia di figure.

I disegni ottenuti col cloruro d’argento, già difformi per l’inversione del chiaroscuro, sono dunque dilicati, fugacissimi, come dicevamo dianzi, e appena si possono osservare di notte al lume di una lucerna.

Persuaso che questi due inconvenienti, e segnatamente il primo, presentavano un ostacolo insormontabile, Niépce si diede a cercare nuove sostanze colle quali si potessero produrre definitivamente sulla copia i chiari e gli scuri corrispondenti ai lumi ed alle ombre dell’originale; e dopo una lunga serie d’indagini egli pervenne finalmente allo scopo nella seguente maniera. Presa una lastra di rame con sottile doppiatura d’argento perfettamente tersa e pulita, si distenda su di essa, e dal lato dell’argento, uno strato leggiere di bitume di giudea, ben puro e disseccato, sciolto nell’olio di lavanda: Si ponga la lamina così preparata sotto il disegno,