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dizione di ogni realtà percepibile: e in tanto le loro leggi e rapporti hanno un valore obbiettivo, in quanto sono essi, lo spazio e il tempo, che rendono possibili gli oggetti. La loro realtà e validità obbiettiva dipende appunto dalla loro idealità trascendentale, dall’essere essi cioè le forme universali e necessarie della nostra intuizione. Ma appunto per questo la loro realtà è empirica, non assoluta; non costituisce la natura in sè delle cose, ma la conoscibilità loro come oggetti rappresentati: che un uomo sia alto un metro e cinquanta centimetri e abbia 60 anni di età, sono determinazioni perfettamente reali e obbiettive di quell’uomo; ma nè la statura nè l’età nè nessuna delle determinazioni che si possono esprimere nei termini dello spazio e del tempo, ci danno la sua natura intrinseca, quello ch’egli è in se stesso indipendentemente da ogni conoscenza, la cosa in sè di quell’uomo. Le scoperte in Filosofia sono rare, dice Schopenhauer: egli considera come una di queste scoperte, luminosa e definitiva, la dottrina kantiana sulla realtà empirica e l’idealità trascendentale dello spazio e del tempo. La quale dottrina sarebbe certamente esposta a meno difficoltà e malintesi quando potesse rispondere a queste domande: com’è possibile che ci siano lo spazio e il tempo? com’è possibile che ci siano degli esseri conoscenti e degli oggetti conosciuti in queste forme? com’è possibile il fenomeno del mondo? com’è possibile questa dualità di soggetto e di oggetto.