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realtà in senso obbiettivo esista. La Critica si dà per un’analisi della facoltà di conoscere, ma essa non è ne una psicologia ne una storia della conoscenza: non racconta come dall’incontro di un supposto oggetto con un supposto soggetto nasca il fatto del conoscere, e tanto meno racconta come una certa entità chiamata spirito o anima o altrimenti cavi fuori dal suo fondo lo spazio, il tempo e tutto il mondo delle cose conoscibili; ma è veramente e semplicemente un’analisi della realtà obbiettiva nei suoi elementi costitutivi, alcuni dei quali si rivelano a quest’analisi come le forme costanti, universali e necessarie, di ogni realtà obbiettiva. Così almeno e con questo titolo, come analisi trascendentale della realtà empirica (III, 41) Schopenhauer si è assimilata la dottrina della Critica.

Gli elementi di cui si compone la realtà obbiettiva sono da una parte i dati sensibili (il molteplice sensibile, la materia dell’esperienza di Kant), e dall’altra le forme e funzioni intellettuali che rendono possibili il raggruppamento, l’ordine e il nesso fra i dati sensibili. Da Locke in poi tutti sanno che alcune delle qualità che noi percepiamo nei corpi sono in realtà le nostre sensazioni riferite agli oggetti. Kant ha continuato e approfondito l’analisi iniziata da Locke, mostrando come oltre le sensazioni che sono ciò che v’ha di variabile e di accidentale nell’esperienza, vi sono condizioni universali e costanti di qualunque esperienza obbiettiva, fondate non