Pagina:Melli - La filosofia di Schopenauer.djvu/25


— 10 —

fenomeni, e che i fenomeni sono rappresentazioni, la parola rappresentazione, qui, non significa immagine mentale impalpabile che si suppone esistere dentro il cranio di chi conosce come opposta all’oggetto reale fuori del cranio; ma significa precisamente quest’oggetto reale stesso, con la sua estensione e materialità e le altre sue qualità percepibili, in quanto realtà conosciuta o conoscibile nelle forme e secondo le leggi del soggetto conoscente. E la differenza tra l’opinione comune e la dottrina che esponiamo non è che la prima affermi e la seconda neghi o metta in dubbio resistenza delle cose percepibili, ma è che la prima ignora e la seconda insegna che cosa è che noi conosciamo realmente quando diciamo di conoscere le cose; e dimostra come tutte le determinazioni obbiettive — tutte, nessuna esclusa — per cui noi diciamo reali le cose, sono determinazioni non assolute ma relative a un soggetto, in quanto presuppongono tutte le forme e le leggi della conoscenza.

Questa dottrina si chiama idealismo perchè insegna dunque il carattere non fantastico, non immaginario, non illusorio, ma fenomenale o mentale della realtà obbiettiva; e si chiama idealismo trascendentale o anche critico, perchè è il risultato di una ricerca la quale, scomponendo l’esperienza nei suoi elementi, scopre e determina quali sono i fattori conoscitivi che la rendono possibile, e che sono quindi da considerare come le condizioni necessarie perchè una