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la condizione di tutti gli altri. S’identifica cioè la coscienza di Pietro e di Paolo con la loro persona e col posto ch’essi occupano nello spazio: e poi si domanda: com’è possibile che il cielo e la terra e tutte le cose che esistono non siano altro che rappresentazioni di Pietro e di Paolo, siano legati a1 filo tenuissimo di esistenze efimere che spariscono nell’immensità del mondo? Senza riflettere che quando noi giudichiamo così, consideriamo Pietro e Paolo come oggetti, nella loro esistenza, limitatezza e caducità fenomenale, in un dato punto dello spazio e del tempo; mentre il soggetto come tale è quel punto di riferimento senza di cui non vi sarebbe conoscenza, rispetto al quale solamente ci sono oggetti e fenomeni: quindi non è mai oggetto esso stesso, è quello che conosce tutte le cose e non è mai conosciuto: la sua esistenza è appunto quella di distinguersi e di opporsi a tutti gli oggetti, ed è sempre lo stesso in tutti gl’individui conoscenti, i quali nascono e muoiono e occupano un posto nello spazio; il soggetto come tale non esiste nello spazio e nel tempo (che questo vorrebbe dire essere uno degli oggetti), ma lo spazio e il tempo e tutte le cose che esistono, esistono per rapporto a lui come realtà conosciute o conoscibili da lui. Si potrebbe anche dire così: in ogni individuo conoscente, in quanto conosce, si compiono funzioni e si attuano leggi che non sono una proprietà privata dell’individuò come tale, ma hanno un va-