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all’apparenza sta la realtà obbiettiva sperimentabile o in qualunque modo accertabile, che ci permette di riconoscere l’illusione come tale e di non confonderla con ciò ch’è reale.

Si dice invece fenomeno (Erscheinung), nel senso gnoseologico della parola, non ciò ch’è illusorio, ma la realtà obbiettiva stessa, in quanto è oggetto di conoscenza, e in quanto tutte le sue determinazioni sono relative al soggetto conoscente. Che la neve è bianca, e che il sole risplende, non sono illusioni, ma sono realtà percepibili, salvo ch’è molto difficile dire che cosa possano essere il bianco della neve e lo splendore del sole, quando si faccia astrazione dalle sensazioni che noi abbiamo di quegli oggetti. La Critica pretende che non i colori solamente e le altre qualità sensibili, ma tutto quello che noi conosciamo realmente degli oggetti, non ha senso se non quando si tien conto delle forme e delle leggi della conoscenza; per cui tutte le determinazioni obbiettive non esprimono realtà assolute, ma realtà appunto che ci son date nel fatto della conoscenza, cioè a dire relativamente a un soggetto. E tutto lo sforzo della Critica sta nel determinare con precisione quali sono le condizioni permanenti, che rendono possibile una realtà obbiettiva: cioè a dire una realtà che non solamente è il contrario dell’apparenza illusoria, ma non è nemmeno relativa a questo o quell’individuo particolare, ma è relativa al soggetto come tale, a ciò che v’ha di comune