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I. — La realtà obbiettiva.

Kant chiama idealismo trascendentale quella dottrina la quale insegna che gli oggetti dell’esperienza, cosi come noi li conosciamo, nello spazio e nel tempo, con le loro qualità percepibili e i loro cangiamenti, non sono realtà in sé, assolute, indipendenti dalla nostra mente, ma sono fenomeni, realtà relative a un soggetto, cose che appariscono effettivamente a una coscienza, rappresentazioni dunque del soggetto conoscente. Questo non vuol dire che le cose che noi vediamo e tocchiamo non esistono al di fuori di noi, ma vuol dire che tutto quello che noi affermiamo delle cose nella loro esistenza obbiettiva non ha più nessun senso quando si faccia astrazione dalle forme e dalle leggi della conoscenza. Il mondo è scritto, a dir così, nel linguaggio della nostra coscienza: la sola realtà