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Queste notizie sollevarono un clamore infernale e gettarono sulla nostra colonia degli sprazzi di luce sanguigna.
Nel Parlamento e nel paese fu uno scoppio di indignazione contro le gravi rivelazioni che invano il Governo cercava di smentire o di alleviare intervenendo a difesa della verità e degli oltraggiati Comandanti Superiori.
Le discussioni si fecero più acerbe e violente e coinvolsero tutto il nostro indirizzo politico e coloniale. Le preoccupazioni collo Scioa, gli scandali della Colonia e l’acutizzarsi della quistione finanziaria, disponevano malamente gli animi; e non bastava il modesto programma bandito dal marchese Di Rudinì e la restrizione del bilancio coloniale intorno agli otto milioni per far tacere le opposizioni.
Non valse neppure a calmare l’opinione pubblica la notizia di un brillante combattimento sostenuto dalle nostre truppe vicino ai pozzi di Halat il 16 febbraio 1891, in cui il capitano Pinelli con 400 indigeni sconfisse un migliaia di abissini scesi a razziare, uccidendone duecento, oltre al Capo, e riprendendo loro gran parte del bestiame rapito.
Le discussioni continuarono e specialmente dai partiti estremi si bandì la crociata contro una Colonia che secondo loro costava tanto, che era così gravida di pericoli, che non dava alcun frutto ed anzi li dava così amari.
Per disarmare cotanta opposizione e per smorzare l’incendio che s’allargava sempre più, il Governo italiano, mentre deferiva i