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Adibaro, con esclusione dell’Okulè-Kusai e del Seraè. Poscia proseguì per lo Scioa e giunse in Adis Abeba (la nuova capitale fatta costrurre dal Negus) verso la metà di dicembre, ove fu accolto onorevolmente, ma senza gli entusiasmi del tempo passato.

Le maligne insinuazioni di agenti europei, specialmente greci, russi e francesi, ostili all’Italia ed alla sua politica coloniale, avevano intiepidito l’affetto antico e generato la diffidenza ed il sospetto contro Antonelli non soltanto nel Negus ma anche nell’imperatrice Taitù, che prima gli era così larga di protezione e di favori.

Furono i predetti agenti che rappresentarono al Negus come ignominioso il protettorato dell’Italia sull’Abissinia e sull’Aussa, che lo spinsero a scuotere il giogo dell’Italia qualificata invadente e rapace ed aspirante al dominio su tutta l’Etiopia; furono i loro commenti e consigli che indussero tosto Menelick a protestare d’essere stato ingannato dall’Italia, dichiarando che l’articolo XVII del trattato d’Uccialli nel testo amarico esprimeva che il Negus — può servirsi dell’Italia nelle relazioni cogli altri governi — e non — acconsente a servirsi — come era stato tradotto nel testo italiano; fu in seguito alle loro continue insinuazioni che il Negus era divenuto più che mai restio a concedere i confini domandati dall’Italia.

Il conte Antonelli trovò adunque Menelik maldisposto per qualsiasi trattativa e più che mai risoluto a rifiutare qualsiasi articolo di trat-