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allo Scioa e lo accompagnava il Degiacc Seium, il quale facendo di necessità virtù, rinunziava a Sebath e ad altri capi le provincie orientali del Tigrè, che erano state a lui assegnate, ma che gli altri possedevano effettivamente e si apprestavano a difendere a tutt’oltranza.
Il subdolo contegno tenuto dal nuovo Negus nel convegno di Ausen, palesò apertamente la sua malafede e la sua doppiezza. Ottenuta la corona imperiale cogli aiuti e col consenso dell’Italia, la ripagava della più aperta ingratitudine, mancando a tutti gli accordi convenuti.
Cominciò inoltre a sollevare obbiezioni circa l’articolo 17 del trattato di Uccialli, col quale si era obbligato a servirsi dell’Italia come intermediaria nelle relazioni internazionali, ed a riconoscerne così il protettorato sull’Etiopia, adducendo per iscusa che tale articolo era stato tradotto male dal testo amarico da lui approvato.
Quale importanza egli annettesse a quel trattato già lo mostrava il fatto che fino dal 14 dicembre 1889 aveva già violato l’articolo predetto comunicando direttamente alla Germania ed alla Francia, il suo avvento al trono d’Etiopia. E sebbene poi in seguito alle premure dell’Antonelli ed alle sollecitazioni del Governo italiano, Menelik acconsentisse, mentre era ancora nel Tigrè, a farsi rappresentare dall’Italia ad una conferenza internazionale a Brusselles, lo faceva più specialmente perchè in tale conferenza l’Italia avrebbe fatto ri-