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zioni del Governo, ma più specialmente con quello occulto di imporsi militarmente nel Tigrè e di trovare l’occasione di prendere contro ras Alula una rivincita di Dogali, determinò di eseguire la famosa marcia su Adua.

Postosi alla testa di circa 6000 uomini tra italiani ed indigeni e con 6 pezzi di artiglieria e con tutti i relativi servizi, il generale Orero s’avanzò arditamente oltre il Mareb per la via di Gundet, ed il 26 gennaio del 1890 tra le accoglienze festose della popolazione e del clero entrava nella capitale tigrina ove commemorava il terzo anniversario dell’eccidio di Dogali.

Intanto Toselli, il futuro eroe di Amba-Alagi, si spingeva colle sue truppe fino a Makallè.

Ma l’impresa di Orero, che era stata tuttavia approvata da Maconnen mentre era ancora residente a Massaua, fu giudicata temeraria e compromettente verso il Negus dal conte Antonelli, anch’egli residente nella colonia; il quale timoroso dell’ardimento del generale, e di complicazioni che compromettessero gli effetti della sua politica, riuscì a provocare dei contrordini dal Governo che indussero Orero a ritirarsi al di qua del Mareb. Questi alcuni giorni dopo si ritirava da Adua, lasciandovi quale suo rappresentante ras Sebath, capo alleato dell’Agamè.

Frattanto Menelik dopo aver avuto un piccolo scontro con Mangascià, giungeva a Makallè verso la metà di febbraio e procedeva quindi lentamente verso Adua, mentre il