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presto possibile per garantire ed assicurare i confini stipulati nel trattato d’Uccialli.

Mentre Seium accampava contro Mangascià in una lotta di poco conto nella quale però egli aveva la peggio, Baldissera non curando le preghiere e le proposte amichevoli di Mangascià, con energica avvedutezza compieva per suo conto e senza aspettare l’intervento di Menelik l’occupazione di tutti i territori posti al di qua della linea Mareb-Belesa-Muna, comprendenti le Provincie dell’Amasen, del Serae, dell’Oculè-Kusai, del Gundet e del Maitzade, e cacciandone il fremente ras Alula1.

I lieti successi della nostra impresa coloniale furono coronati dall’arrivo in Roma della missione etiopica capitanata da Maconnen e guidata dall’Antonelli; la quale il 28 agosto fu solennemente ricevuta al Quirinale. Essa presentava il trattato d’Uccialli per essere ratificato e le condizioni per contrarre un prestito di quattro milioni con una banca d’Italia.

Il trattato d’Uccialli assicurava all’Italia la linea di confini: Arafali, Halai, Saganeiti, Asmara, Adi Nefaz ed Adi Iohannes con prolungamento indefinito verso ovest; e coll’articolo XVII veniva a porre l’Etiopia sotto il protettorato dell’Italia.2

La firma di questo trattato oltrechè il



  1. Questa brillante e rapida operazione fu eseguita in gran parte dal maggiore De Maio coadiuvato specialmente nell’Oculè-Kusai dal capo abissino nostro alleato Batah Agos e da bande indigene, che davano così il ben servito al loro antico Signore.
  2. Vedasi nell’appendice il testo di questo trattato che ebbe tanta importanza e così gravi conseguenze per l’Italia.