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Il Negus avrebbe voluto accorrere subito in difesa del suo impero e della sua religione; ma dovette rimandare il suo disegno; perchè dopo l’insuccesso contro gli Italiani lo scoramento erasi propagato nel suo esercito, che indebolito dalla fame, ed assottigliato dalle diserzioni, in breve si sfasciò.

La stella di Giovanni che aveva già rifulso di tanto splendore si era già offuscata e volgeva al tramonto.

Ad aggravare le condizioni del Negus si aggiunse l’inattesa ribellione del Re del Goggiam ed il contegno minaccioso di Menelik che dopo infiniti tentennamenti pareva che si fosse pronunciato definitivamente contro il suo Sovrano.

Si presentavano quindi occasioni favorevoli all’Italia, per raccogliere qualche frutto della sua politica coloniale, ed il Governo di Crispi, spingeva il Comando Superiore di Massaua ad agire, mentre per mezzo dell’Antonelli 1 ab-



  1. Il conte Pietro Antonelli, nipote del celebre cardinale di Pio IX, fin dal 1878 si era recato allo Scioa presso il marchese Antinori, il quale aveva fondato a Lett Mareffià una stazione geografica italiana.
    Quivi l’Antonelli seppe addentrarsi nelle grazie di Menelik e della regina Taitù, ed occuparsi con essi del commercio di armi ricavandone fortuna ed onori.
    L’Antonelli che dopo la morte d’Antinori era divenuto il rappresentante dell’Italia presso Menelik, aveva ideato di utilizzare Assab come capo della via di comunicazione collo Scioa, ed a tale scopo propose al Governo italiano un trattato d’amicizia coll’Anfari di Aussa per il permesso e le garanzie del passaggio nel suo territorio.
    Questo trattato fu stabilito nel 1888 e servì per qualche tempo, ma poi perdette ogni valore per la mala fede dell’Anfari e per l’installazione dei francesi ad Obok e nel golfo di Tadgiura donde potevano trovarsi nuove e più comode vie per quel regno.