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Prima cura del nuovo Comandante fu quella di tradurre in atto gli scopi immediati della grande spedizione sistemando l’occupazione di Saati, rendendola definitiva, e sicura contro ogni pericolo d’invasione.
Quindi pose ogni attenzione nel riordinare il corpo d’occupazione secondo i nuovi bisogni della colonia. Fu aumentato il Corpo Speciale d’Africa, e si costituirono dei reparti regolari di truppe indigene inquadrandoli con ufficiali e sottufficiali italiani, ed iniziando così quell’ordinamento militare che diede le più belle pagine di storia della nostra colonia.
Allo scopo di evitare qualche pericolo dalla parte dei Mahdisti, che avrebbe impedito di rivolgere l’attenzione all’Abissinia, Baldissera pensò di interporre fra loro e l’Italia una specie di cuscinetto, dando ascolto a molti capi di tribù indipendenti o ribelli al Kalifa situate tra Kassala e Massaua, accordando loro il protettorato richiesto, interessandosi della loro amministrazione, e delle loro faccende interne con dignitosa prudenza e giustizia ed acquistandosene la benevolenza.
Così si strinsero maggiormente le relazioni già esistenti con alcune tribù, e nuove se ne annodarono con altre situate nelle valli dell’Anseba, del Barca e del Gasch, e specialmente con quella importantissima dei Beni Amer, riuscendo per tal modo non solo a garantire la nostra difesa verso il Sudan, ma a facilitare, occorrendo, le nostre operazioni militari verso quella parte.